Hordeum vulgare L. subsp. vulgare




POACEAE Barnhart
Poales Small
Lilianae Takht.
Magnoliidae Novák ex Takht.

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Andrea Moro
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Fonte / Source:
Portale della Flora d'Italia / Portal to the Flora of Italy
https://dryades.units.it/floritaly



L’orzo coltivato è una pianta annua derivante dall’antichissima domesticazione dell’antenato selvatico, che è abbondante in habitat disturbati, ai bordi delle strade, nei frutteti e nelle praterie aride della Mezzaluna Fertile dell'Asia occidentale e dell'Africa nordorientale. Al di fuori di questa regione, l'orzo selvatico è meno comune e solitamente si trova esclusivamente in habitat disturbati; un recente studio ha aggiunto il Tibet come ulteriore centro di domesticazione dell’orzo coltivato. Si tratta con molta probabilità del cereale che per primo fu coltivato dall'uomo: le testimonianze più antiche risalgono al 10.500 a.C., nel Neolitico. Sicuramente l’orzo era coltivato in Mesopotamia nel 7.000 a.C. mentre nel 5000 a.C. era già diffuso in Europa centrale e in Egitto, dove già nel 3000 a.C. avveniva la trasformazione in birra. Intorno al 1000 a.C. aveva raggiunto la Corea. L’orzo selvatico lascia cadere le cariossidi dalla spiga a maturità, mentre quello coltivato le trattiene sulla spiga, rendendone molto più facile la raccolta, una caratteristica che è causata da una singola mutazione. Nell’orzo le spighette sono disposti in terzine che si alternano lungo il rachide: in quello selvatico solo la spighetta centrale è fertile, mentre le altre due sono sterili. Questa condizione viene mantenuta in alcune cultivar. Nelle classificazioni tradizionali, queste differenze morfologiche hanno portato alla descrizione di diverse forme di orzo come specie diverse, anche se oggi si tende a considerarle tutte come forme o varietà della stessa specie. In base dati del 2007, l'orzo risultava quarto tra tutti i cereali sia in termini di quantità prodotta che di ettari coltivati. In Italia l’orzo occupa una superficie coltivata di circa 360.000 ettari, con una produzione di 1,4 milioni di tonnellate. L’attuale tendenza al livellamento dei prezzi e la forte richiesta stimolano l’espansione di questo cereale minore, soprattutto in sostituzione del frumento in molte zone marginali o in condizioni poco favorevoli dove l’orzo consente di conseguire rese superiori e più costanti del frumento. Usi importanti includono l’utilizzo come foraggio per gli animali, come fonte di materiale fermentabile per la birra e alcune bevande distillate, e come componente di vari alimenti come il pane d’orzo, che nell'Europa medievale assieme a quello di segale era il cibo dei contadini, mentre quello prodotto dal grano veniva consumato dalle classi superiori. L’orzo è anche usato in zuppe e stufati, ed è la base per la preparazione del malto usato in panificazione. Oggi esistono numerosissime cultivar di orzo coltivato, con caratteristiche diverse a seconda dell’uso per cui viene prodotto. Il nome del genere, già in uso presso i Romani, è assonante con il latino ‘fórdeum’ e con il greco ‘phorbé’ (foraggio); il nome specifico significa ‘comune’. Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-luglio.



Nome italiano: Cridari (Calabria, Bova), Erdiu (Liguria, Pigna), Oerdi (Lombardia, Val Maggia), Oerz (Lombardia, Menzonio), Oerze (Piemonte, Val S. Martino), Ordi (Piemonte, Val S. Martino), Ordi (Liguria, Nizza), Ordio (Liguria, Mortola), Ordo (Veneto, Treviso), Oreje (Abruzzi), Orgi (Lombardia, Como), Orgio (Puglia, Lecce), Orgiu (Calabria), Orgiu (Sicilia), Orgiu (Sardegna), Oriu (Sicilia, Etna, Catania), Orju (Sardegna, Nuoro), Ors (Lombardia, Brescia), Orxo (Veneto, Parenzo d'Istria), Orz (Lombardia, Como), Orz (Emilia-Romagna), Orze (Abruzzi), Orziu (Liguria, Genova), Orzo (Toscana), Orzo coltivato (Italia), Orzu (Sardegna), Orzu (Abruzzi), Ozzu (Sardegna), Uerdi (Liguria, Mentone), Uoreje (Abruzzi), Uorgio (Campania, Napoli), Uorie (Abruzzi), Urie (Abruzzi), Vuorio (Campania, Ischia).





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