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Foglie con 3 sole foglioline
Laburnum anagyroides Medik. subsp. anagyroides
Il maggiociondolo è una specie dell'Europa meridionale presente in tutte le
regioni dell'Italia continentale salvo forse che in Valle d'Aosta. La
distribuzione regionale si estende su tutto il territorio, con lacune lungo le
coste del Friuli. Cresce in boschetti presso gli abitati su suoli argillosi
umiferi e ricchi in basi al di sotto della fascia montana, con optimum nella
fascia submediterranea, sostituito più in alto da
L. alpinum
. Tutta la pianta,
soprattutto semi e foglie, producono un alcaloide tossico (neurotossina), la
citisina, che paralizza i centri nervosi provocando avvelenamenti anche
mortali. La pianta è spesso usata a scopo ornamentale; il legno si conserva
bene e trova uso nella paleria, ma anche per lavori al tornio e pavimenti; è
una specie poco longeva (50-70 anni). Il nome generico era già in uso
presso i Romani per una pianta simile; il nome specifico significa 'simile ad
un'
Anagyris
' (un'altra Fabacea). Forma biologica: fanerofita cespitosa.
Periodo di fioritura: maggio-giugno.
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Foglie con più di 3 foglioline
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Foglie palmate (le foglioline originano dallo stesso punto vicino al picciolo). Frutto a
mora
Rubus ulmifolius Schott
I rovi costituiscono un gruppo difficilissimo di specie di origine apomittica
ed ibridogena, ancora incompletamente studiato in Italia. Questa è una
specie mediterraneo-atlantica presente in tutta Italia al di sotto della fascia
montana superiore. Nella nostra regione è concentrata nella parte
meridionale, con singole stazioni nelle vallate alpine; in Carso è comune
ovunque. Cresce nelle boscaglie rade, nelle pinete a pino nero, negli orli dei
boschi e sui muretti a secco, formando spesso intrichi impenetrabili
nell'ultimo stadio della degradazione forestale, sia su calcare che su
substrati arenacei, su suoli ricchi in composti azotati, da freschi a subaridi. I
frutti sono commestibili. Il nome generico, di antico uso, potrebbe derivare
dal latino 'ruber' (rosso) per il colore rosso dei frutti di alcune specie dello
stesso genere (come il lampone); il nome specifico allude alle foglioline un
po' asimmetriche simili alle foglie dell'olmo. Forma biologica:
nanofanerofita. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Foglie pennate (le foglioline non originano dallo stesso
punto presso il picciolo)
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Piante spinose
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Piante non spinose
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Foglioline a margine intero. Fiori bianchi, a simmetria bilaterale. Frutto secco (legume)
Robinia pseudoacacia L.
Specie di origine nordamericana, introdotta a Parigi dal Canada nel 1601 e
poi diffusasi ampiamente in Europa con tendenza submediterraneo-
continentale. In Italia è comunissima in tutte le regioni. Nella nostra
regione è ampiamente diffusa dalla costa ai fondovalle del settore alpino; in
Carso è comune ovunque. Cresce sempre in ambienti disturbati come
scarpate, margini stradali, boschetti presso gli abitati e le linee ferroviarie,
su suoli da freschi a subaridi, con il sambuco nero e varie specie nitrofile
ruderali, dal livello del mare alla fascia montana. È una pianta rustica e a
rapido accrescimento, che tende a soppiantare la vegetazione locale
divenendo spesso invasiva. Viene spesso usata a scopo ornamentale per il
fogliame e la fioritura; il legno, resistente alle intemperie, è utilizzato per
palerie e come combustibile; i semi, la scorza e le radici contengono
sostanze tossiche. È un'ottima pianta mellifera il cui miele (miele d'acacia)
si mantiene fluido senza cristallizzare. I fiori sono utilizzati in erboristeria
ed in alcune regioni italiane vengono mangiati fritti. Il genere è dedicato a
Jean Robin (1550-1629), erborista di re Enrico IV di Francia, nel cui
giardino introdusse il primo esemplare d'Europa; il nome specifico
significa 'falsa acacia', dal greco 'akis' (spina). Forma biologica: fanerofita
scaposa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.