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Piante non spinose
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Foglioline a margine dentato tutt'attorno
Sorbus aucuparia L. s.l.
Specie europea piuttosto polimorfa, presente in tutte le regioni d'Italia con
tre sottospecie. Cresce in boschi montani (soprattutto faggete ed abetine)
e subalpini, come nei cespuglieti a rododendro delle Alpi, con optimum
nelle fasce montana e subalpina. È frequentemente coltivata a scopo
ornamentale lungo le vie, soprattutto nei centri montani. I frutti possono
essere impiegati nella preparazione di gelatine, marmellate e salse, ma
possono essere tossici se consumati crudi; i semi infatti contengono
amigdalina (derivato cianidrico). Un colorante nero è ottenuto dai rami
giovani. Il legno è pregiato, duro, compatto ed elastico, e trova impiego
per lavori di ebanisteria, costruzione di slitte, tornitura, intaglio; è anche
impiegato per strumenti musicali (flauti) e nell'industria del mobile. Come
combustibile dà buona legna da ardere. Il nome generico, già in uso
presso i Romani, potrebbe derivare da due termini celtici che significano
'aspro' e 'mela'; il nome specifico in latino ha lo stesso significato di
quello italiano ('degli uccellatori'); essendo i frutti appetiti dalla piccola
avifauna migratoria, vengono utilizzati negli appostamenti fissi per
l'uccellagione. Forma biologica: fanerofita cespitosa. Periodo di fioritura:
maggio-giugno.
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Foglioline a margine liscio
Juglans regia L.
Il noce è un albero originario dell'Europa meridionale ed Asia
occidentale, introdotto nel resto dell'Europa già nel Neolitico (archeofita)
e spesso subspontaneo in quasi tutta l'Italia dal livello del mare ai 1200 m
circa. Cresce in boschi e boscaglie disturbati, su suoli limoso-argillosi
profondi, umiferi e freschi. Il legno, di colore bruno scuro, è pesante,
durevole e con belle venature, ed è impiegato nella fabbricazione di
mobili di pregio. Con il mallo di frutti acerbi, da raccogliere
tradizionalmente il 24 giugno, giorno di San Giovanni Battista, si prepara
il liquore 'nocino'. I semi sono largamente utilizzati nell'alimentazione
umana e da essi si ricava un olio alimentare impiegato anche nelle
industrie di vernici, di colori e in profumeria. Le radici contengono lo
juglone, una sostanza che può avvelenare gli alberi circostanti. Può vivere
fino ai 600 anni e il suo tronco può raggiungere i 2 m di diametro. Il nome
generico deriva dal latino 'Jovis glans' (ghianda di Giove); quello
specifico significa 'regale' ed allude anch'esso a Giove, il re degli dei.
Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Pianta lianosa, rampicante
Hedera helix L. s.l.
L'edera è una specie mediterraneo-atlantica comune in tutta Italia dal
livello del mare sino alle faggete termofile della fascia montana inferiore.
Cresce in boschi e siepi, su muri, rocce ed alberi, di cui raggiunge la
chioma in siti umidi, formando intrichi con
Clematis vitalba
ed altre liane.
Mostra marcata eterofillia, cioè la forma delle foglie dei rami vegetativi è
molto diversa da quella delle foglie dei rami fioriferi. È comunemente
coltivata come pianta ornamentale, come tappezzante di terreni molto
ombreggiati e per ricoprire muri o pergolati. Ne esistono numerosissimi
ibridi e cultivar che differiscono per la forma, dimensioni e colore delle
foglie (frequenti sono quelli a foglie variegate). Sia i Greci che i Romani
consideravano l'edera un simbolo di forza vitale; questo per la sua
longevità e perché si tratta di una pianta sempreverde. I fiori, ricchi di
nettare, sono visitati da molte specie di insetti (es. api). La pianta è tossica
(saponine triterpeniche ed alcaloidi) se ingerita ed il contatto con le foglie
può originare reazioni fotoallergiche. Il nome generico è assonante con
'hadaéreo' (io aderisco); quello specifico in greco significa
'attorcigliamento', alludendo al modo che ha la pianta di attorcigliarsi 'ad
elica' ai suoi supporti. Forma biologica: fanerofita lianosa. Periodo di
fioritura: settembre-ottobre.