71
diffuso nelle montagne europee e in Asia.
È simile al veratro comune (
Veratrum album
subsp.
album
) che ha tuttavia un
perianzio costituito da petali bianchi e si trova più spesso nella parte orientale
della Slovenia (Pohorje, Monte Nevoso).
Il genere dei veratri è altamente tossico a causa della presenza di alcaloidi che
possono causare vomito, diarrea, forti dolori allo stomaco, spasmi intestinali,
soffocamento e persino la morte.
Veratrum nigrum
L. - Veratro nero
La pianta con i fiori più scuri della flora slovena è il veratro nero: i fiori sono di
un colore che va dal rosso-bruno fino al marrone scuro o addirittura più scuri.
Già il nome sloveno
čmerika
ci ricorda che questa pianta è altamente tossica
perché contiene alcaloidi. Nei vecchi dizionari possiamo infatti leggere che il
čemer
è un’antica parola che si usava per indicare veleno, infiammazione o
cattivo umore.
Il nome latino dovrebbe derivare dalla parola
vere
, che significa ‘veramente’ e
ater
che significa nero. La polvere dalle radici veniva talvolta usata come
mezzo per starnutire, cosa che si riteneva mantenesse il cervello pulito e la
mente chiara. Si dice che quando si starnutisce si conferma la veridicità di
quanto detto, tanto che in sloveno si dice: “È vero!”. Questa è un’altra interpretazione, invero poco attendibile, del
significato del nome latino.
In Slovenia la specie è più frequente nel Carso montano, nelle valli dell’Isonzo e Zasavje; cresce bene anche in riva al
lago Bohinjsko jezero.
Il veratro nero è una specie dell’Europa orientale e dell’Asia, diffusa sulle Alpi meridionali, nella Repubblica Ceca, in
Ungheria, nella Penisola Balcanica, in Siberia e nella Kamchatka.
Vicia oroboides
Wulfen - Veccia bastarda
Tra le piante slovene più interessanti e più note vanno annoverate anche quelle
che hanno il “locus classicus” sul suolo sloveno. L’espressione “locus
classicus” denota il luogo in cui una pianta viene vista, studiata e denominata
per la prima volta da un botanico.
Una delle suddette piante è la veccia bastarda. Nel 1790 la descrisse il
naturalista Franz Xaver von Wulfen (1728-1805), precisando che vive nelle
montagne della Carinzia e della Carniola. Per quanto riguarda quest’ultima, von
Wulfen scrisse di averla vista sul monte Slivnica sopra il lago intermittente di
Circonio e sul monte Sveti Jošt presso Kranj.
La veccia bastarda raggiunge un’altezza massima di 50 cm. Le foglie sono
lunghe, acuminate alla sommità e senza cirri. I fiori possono essere singoli o disposti in verticilli all’ascella delle foglie,
formando un’infiorescenza che può contenere fino a sei fiori. I fiori, di colore giallo zolfo, si sviluppano in baccelli
neri.
Cresce nei boschi di latifoglie, specialmente nelle faggete, dalla fascia montanaa quella subalpina dell’intero territorio
sloveno.
È diffusa nelle Alpi Calcaree sud orientali dal Lago di Garda al Friuli Venezia Giulia, dal Carso e dalle Alpi Giulie alla
Bassa Austria, ma anche in Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Serbia e Romania.
Anche se a prima vista forse non ha nulla di speciale, la veccia bastarda slovena a ogni avvento della primavera ci fa
ricordare il ricco passato di ricerche sulla vegetazione del nostro Paese, ma anche quel F.X. Wulfen che fu mentore
importantissimo dei due botanici carniolici Karl Zois e Franc Hladnik.