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meritano nemmeno il rango infraspecifico, crescono su suoli argillosi
freschi, sciolti, ricchi in basi. È una pianta abbastanza rustica che si adatta
bene a tutti i tipi di terreno, predilige posizioni soleggiate e può vivere
circa 200 anni. La potatura viene effettuata solo per migliorare la
produttività, mentre non influisce sull'estetica. Il legno, pesante, duro e
compatto, viene usato nella costruzione di oggetti di precisione come
righelli o squadre. La coltivazione a scopo alimentare risale a tempi
antichissimi. Fu citato da Omero, mentre nelle Bucoliche Virgilio sprona
Melibeo a innestare i peri, dimostrando l'uso consolidato di questa pratica.
Dal XIX secolo sono state prodotte cultivar di qualità e oggi esistono
migliaia di varietà; i frutti possono essere consumati freschi, cotti e
utilizzati per fare marmellate. Il nome generico deriva dal greco 'pyr,
pyròs' (fuoco, del fuoco), per la forma conica dei frutti. Forma biologica:
fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Frutto a forma di mora. Fiori senza petali.
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Foglie con picciolo di 20-30 mm. Frutti su peduncoli di 1-2 cm
Morus alba L.
Il gelso bianco, originario dell'Asia orientale, è stato introdotto in Europa
probabilmente nel XII secolo per l'allevamento del baco da seta che lo
preferisce al gelso nero. La presenza in Italia è documentata dal 1434. È
ampiamente coltivato nella zona submediterranea, ed è segnalato come
specie avventizia in quasi tutta Italia. Nella nostra regione è molto diffuso
dalla costa ai fondovalle anche perché un tempo era coltivato come cibo
per il baco da seta; in Carso è abbastanza comune. Cresce in filari, siepi,
ai margini degli abitati. I frutti sono commestibili, anche se quasi mai
appaiono sul mercato per la loro breve durata. Il nome generico è quello
utilizzato dagli antichi Romani per indicare il gelso nero, pianta da loro
già conosciuta perché originaria dell'Asia Minore; deriva a sua volta dal
greco antico 'meros' (parte), in riferimento all'infruttescenza formata da
tanti piccoli frutti con involucro carnoso; il nome specifico deriva dal
latino 'albus' (bianco) e si riferisce sempre ai frutti ma questa volta al loro
colore prevalente (esistono anche forme a frutti rosa o violetti, che
possono generare confusione col gelso nero). Forma biologica: fanerofita
scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Foglie con picciolo di 5-15 mm. Frutti subsessili, neri o quasi a maturità
Morus nigra L.
Il gelso nero è originario dell'Asia minore ma si è ampiamente diffuso in
epoca antica come albero da frutto; è stato anche utilizzato inizialmente
per l'alimentazione del baco da seta, sostituito in seguito dal gelso bianco
più gradito alle larve. È segnalato come specie avventizia in molte regioni
d'Italia. In Italia meridionale il frutto del gelso nero viene utilizzato come
componente di dolci e guarnizioni; famosa in Sicilia è la granita di gelsi.
Il nome generico era già usato dagli antichi Romani: deriva dal greco
'meros' (parte), in riferimento all'infruttescenza formata da tanti piccoli
frutti con involucro carnoso; il nome specifico fa riferimento al colore
viola scuro dei frutti. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: aprile-maggio.
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Piante con spine sui fusti o con rami terminanti in spine
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Piante non spinose
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Petali gialli. Spine sul fusto, ricurve, disposte presso le foglie
Berberis vulgaris L. subsp. vulgaris
Specie diffusa dall'Europa centrale all'Africa nordoccidentale, soprattutto
in aree con clima continentale, ormai naturalizzata nell'Europa
settentrionale, comprese le isole britanniche e la Scandinavia meridionale
ed in Nord America, presente in tutta Italia sino a circa 2000 m. La
distribuzione regionale copre quasi tutto il territorio, con lacune nella
bassa pianura friulana e lungo le coste. Cresce su pendii aridi, in pinete e
boschi submediterranei degradati. È l'ospite intermedio della ruggine del
grano (
Puccinia graminis
), un fungo che dalle foglie di
Berberis
si