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Il ciliegio è oggi divenuto subcosmopolita per coltivazione in
diverse varietà. L'areale originario dovrebbe essere il territorio che
va dal Caucaso ai Balcani; l'ingentilimento e la messa a coltura sono
iniziati nell'Asia occidentale. Allo stato coltivato è comune in tutta
Italia sino alla fascia montana inferiore; allo stato subspontaneo è
diffuso ma non comune. Cresce in boschi mesofili maturi e talvolta
nelle siepi, su suoli argillosi piuttosto profondi e abbastanza ricchi
in composti azotati. Si coltiva per il frutto fresco o da conservare in
alcool, come pianta ornamentale, per la ricca fioritura primaverile e
per l'aspetto che acquisisce in autunno con l'ingiallimento delle
foglie, oppure per il legname. Il legno è duro, a grana uniforme,
dalle tonalità calde, bruno-rossicce, e si presta bene per la
costruzione di mobili di pregio e lavori al tornio. Le foglie
contengono una sostanza colorante viola. Vive tra gli 80 e i 120
anni. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è di etimologia
incerta, quello specifico in latino significa 'degli uccelli'. Forma
biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.