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passato il succo dei frutti veniva utilizzato per colorare di rosso il vino o
per produrre inchiostri; la scorza contiene una sostanza utilizzata come
colorante giallo per la lana; è un'ottima pianta mellifera, utilizzata per la
formazione di siepi, che può vivere dai 30 ai 50 anni. Il nome generico, già
in uso presso i Romani, deriva dal latino 'ligare' per la flessibilità dei
rametti usati nelle campagne come legacci; il nome specifico deriva dal
latino 'vúlgus' (volgo) e significa 'comune, diffuso, frequente'. Forma
biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Foglie composte (divise in tante foglioline)
26
25
Foglie non composte
34
26
Foglie trifogliate
Laburnum anagyroides Medik. subsp. anagyroides
Il maggiociondolo è una specie dell'Europa meridionale presente in tutte le
regioni dell'Italia continentale salvo forse che in Valle d'Aosta. La
distribuzione regionale si estende su tutto il territorio, con lacune lungo le
coste del Friuli. Cresce in boschetti presso gli abitati su suoli argillosi
umiferi e ricchi in basi al di sotto della fascia montana, con optimum nella
fascia submediterranea, sostituito più in alto da
L. alpinum
. Tutta la pianta,
soprattutto semi e foglie, producono un alcaloide tossico (neurotossina), la
citisina, che paralizza i centri nervosi provocando avvelenamenti anche
mortali. La pianta è spesso usata a scopo ornamentale; il legno si conserva
bene e trova uso nella paleria, ma anche per lavori al tornio e pavimenti; è
una specie poco longeva (50-70 anni). Il nome generico era già in uso
presso i Romani per una pianta simile; il nome specifico significa 'simile ad
un'
Anagyris
' (un'altra Fabacea). Forma biologica: fanerofita cespitosa.
Periodo di fioritura: maggio-giugno.
26
Foglie non trifogliate
27
27
Piante spinoso-pungenti
28
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Piante non spinose
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Foglioline con margine intero. Fiori a simmetria bilaterale. Frutto secco (un legume)
Robinia pseudoacacia L.
Specie di origine nordamericana, introdotta a Parigi dal Canada nel 1601 e
poi diffusasi ampiamente in Europa con tendenza submediterraneo-
continentale. In Italia è comunissima in tutte le regioni. Nella nostra
regione è ampiamente diffusa dalla costa ai fondovalle del settore alpino; in
Carso è comune ovunque. Cresce sempre in ambienti disturbati come
scarpate, margini stradali, boschetti presso gli abitati e le linee ferroviarie,
su suoli da freschi a subaridi, con il sambuco nero e varie specie nitrofile
ruderali, dal livello del mare alla fascia montana. È una pianta rustica e a
rapido accrescimento, che tende a soppiantare la vegetazione locale
divenendo spesso invasiva. Viene spesso usata a scopo ornamentale per il
fogliame e la fioritura; il legno, resistente alle intemperie, è utilizzato per
palerie e come combustibile; i semi, la scorza e le radici contengono
sostanze tossiche. È un'ottima pianta mellifera il cui miele (miele d'acacia)
si mantiene fluido senza cristallizzare. I fiori sono utilizzati in erboristeria
ed in alcune regioni italiane vengono mangiati fritti. Il genere è dedicato a
Jean Robin (1550-1629), erborista di re Enrico IV di Francia, nel cui
giardino introdusse il primo esemplare d'Europa; il nome specifico
significa 'falsa acacia', dal greco 'akis' (spina). Forma biologica: fanerofita
scaposa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
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Foglioline a margine dentato. Fiori a simmetria raggiata.
Frutto carnoso
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Spine presenti sul margine delle foglie. Fiori gialli. Frutto blu
Mahonia aquifolium (Pursh) Nutt.