Pagina 25 - Pramaggiore_book

Versione HTML di base

25
Il carpino nero è un albero submediterraneo-pontico presente in tutta
Italia, salvo che in Valle d'Aosta, dal livello del mare alla fascia
montana inferiore, con optimum nella fascia submediterranea. Cresce
in boschi e boscaglie di latifoglie decidue, su suoli ben drenati sia
calcarei che marnoso-arenacei, da molto primitivi e ricchi in scheletro
a piuttosto evoluti come negli aspetti più freschi delle boscaglie. Il
maggior impiego del carpino nero era quello come combustibile, sia
come legna da ardere che di carbone; per questo veniva governato a
ceduo da cui si ottenevano anche pali per sostenere le viti. Il legname,
pur essendo poco durevole, era apprezzato per l’elasticità e la
fibratura, ed usato per la costruzione di attrezzi o pezzi di macchinari
soggetti a sforzo. Un uso particolare era la produzione di bottoni. Con
la corteccia si tingevano i tessuti stabilmente ed in varie tonalità di
arancione, rosso e rosa. In alcune regioni italiane le foglie sono
impiegate per l'alimentazione del bestiame. Il nome generico in greco
significa 'ostrica', per la forma a valva delle brattee che racchiudono i
semi, quello specifico allude alla somiglianza delle foglie con quelle
del carpino bianco. Forma biologica: fanerofita cespitosa. Periodo di
fioritura: aprile-maggio.
61
Tutte le nervature laterali non ramificate. Frutto con ala trilobata
Carpinus betulus L.
ll carpino bianco è un albero europeo-continentale presente in tutta
l'Italia continentale salvo che in Valle d'Aosta sino alla fascia
montana inferiore, con optimum nella fascia submediterranea. Cresce
in boschi maturi di latifoglie decidue, su suoli argillosi profondi,
molto freschi ed umiferi. Il legname è di difficile lavorazione perché
a fibre contorte, duro e tenace; viene impiegato nella fabbricazione di
arnesi sottoposti a sforzo (manici, ruote dentate, denti di rastrello,
ecc.). Il carbone, un tempo, era impiegato in modo speciale per
preparare la 'polvere da schioppo'. Dalla corteccia si ricavano principi
tintori usati per colorare in giallo ed in bruno le sete, le lane ed il
cotone. Le foglie, sia fresche che secche, forniscono un buon
foraggio per ovini e suini. Viene anche utilizzato a scopo
ornamentale, soprattutto perché si presta alla formazione di dense
siepi. Il nome generico era già utilizzato dagli antichi Romani; quello
specifico allude alle foglie vagamente simili a quelle della betulla.
Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-
giugno.
62
Foglie almeno 2.5 volte più lunghe che larghe
Prunus persica (L.) Batsch
Il pesco, originario della Cina, fu introdotto in Persia (da cui il nome)
e da lì a Roma nel I secolo d.C., diffondendosi in tutto il bacino del
Mediterraneo. In Egitto il frutto era sacro ad Arpocrate, il dio del
silenzio e dell'infanzia (infatti tutt'oggi si paragonano le guance dei
bambini alle pesche). In Europa è usato sia come pianta da frutto che
come pianta ornamentale. È ampiamente coltivato in tutta Italia, e
spesso rinselvatichito in arbusteti e cedui di latifoglie, dal livello del
mare ai 600 m circa. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è
di etimologia incerta; quello specifico allude al territorio da cui la
pianta fu introdotta in Europa. Forma biologica: fanerofita cespitosa/
fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
62
Foglie meno di 2.5 volte più lunghe che larghe
63
63
Ovario infero, completamente circondato dal ricettacolo. Frutto contenente più semi.