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Il melograno è originario delle regioni asiatiche sud-occidentali come
l'Iran, ma si è diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, ove si è a volte
naturalizzato, dal livello del mare agli 800 m. È segnalato come specie
avventizia in quasi tutta Italia, salvo che in Valle d'Aosta e Sicilia. Viene
coltivato per il frutto edule, o come pianta ornamentale nei giardini, grazie
alla spettacolare fioritura estiva rosso-aranciata; ne esistono varietà solo da
fiore e una varietà nana, molto utilizzata per composizioni verdi. Sin
dall'antichità vengono attribuiti al melograno numerosi significati
simbolici: nella mitologia un frutto di melograno fu donato da Paride a
Venere; nella tradizione ebraica e cristiana è simbolo di speranza, fertilità
ed eternità. Ha diversi utilizzi: dal succo del frutto si ricava la granatina,
uno sciroppo fermentato per produrre cordiali, dolciumi e marmellate; la
scorza e i fiori sono impiegati in medicina per le proprietà astringenti; il
tannino è utilizzato nella concia delle pelli. Il nome generico deriva da
'punicus', che indicava al tempo degli antichi Romani la provenienza dei
frutti dalla regione costiera della Tunisia, dove si trovava Cartagine; il
nome specifico allude alla presenza dei numerosi semi dal rivestimento
rosso all'interno del frutto, simili a granati. Forma biologica: fanerofita
scaposa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.
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Base della foglia non simmetrica
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Base della foglia simmetrica
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Nervature della foglie non formanti una chiara rete. Frutto secco, alato
Ulmus minor Mill. subsp. minor
L'olmo comune è un albero dell'Europa meridionale presente con due
sottospecie in tutte le regioni d'Italia. La distribuzione regionale si estende
su quasi tutto il territorio, con lacune nelle Alpi Carniche nordoccidentali e
nelle Alpi Giulie nordorientali. Cresce in boschi e siepi su suoli argillosi,
ricchi in basi ed in composti azotati, da freschi a periodicamente sommersi,
dal livello del mare alla fascia montana inferiore. Tende ad ibridarsi
facilmente con l'olmo montano. Il legno, bruno-marrone, è molto robusto,
duro e resistente a trazione e compressione; viene utilizzato per articoli
sportivi, sedie, pavimenti ecc. È anche molto resistente alla prolungata
immersione in acqua. In passato la scorza, ricca di tannini e sostanze
coloranti, veniva usata per tingere di giallo le lane e le conce speciali. Può
vivere circa 500 anni. Negli ultimi decenni gli olmi nostrani sono stati
colpiti da una grave malattia, la grafiosi, causata dal fungo ascomicete
Ceratocystis ulmi
; il micelio di questo fungo, veicolato da coleotteri
Scolitidi che scavano gallerie tra il legno e la corteccia, provoca la chiusura
dei vasi conduttori e quindi l'essiccazione della pianta. Il nome generico era
già in uso presso i Romani, quello specifico allude alla minore dimensione
delle foglie rispetto all'olmo montano. Forma biologica: fanerofita
cespitosa/fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: febbraio-marzo.
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Nervature formanti una chiara rete. Frutto carnoso
Celtis australis L. subsp. australis
Il bagolaro è un albero submediterraneo originario dell'Europa meridionale,
Asia occidentale ed Africa settentrionale, di antica introduzione ai limiti
settentrionali dell'areale, oggi coltivato un po' ovunque nei viali e nel verde
urbano, ma presente in tutta Italia anche allo stato subspontaneo in siepi e
boschetti presso gli abitati (come spesso avviene in Carso) al di sotto della
fascia montana. La distribuzione regionale si concentra nella parte
meridionale del territorio. È una specie frugale che si presta bene
all'utilizzo per il rimboschimento di pendii aridi; il fogliame è un ottimo
foraggio ed è una pianta mellifera. È ampiamente utilizzata nei parchi
cittadini e nelle alberature stradali per la rusticità, la resistenza
all'inquinamento e la longevità, anche se il forte e superficiale apparato
radicale tende a rompere i marciapiedi ed il manto stradale. Il legno, chiaro,
molto resistente ed elastico, è impiegato in falegnameria, per lavori al
tornio ed è un ottimo combustibile. In alcune aree del Mediterraneo con i
noccioli delle drupe si costruivano rosari, da cui il nome locale di 'albero
dei rosari'. Altro nome con cui è noto è 'spaccasassi', perché ha un apparato
radicale molto forte che gli permette di radicare anche in terreni