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Frassino ossifillo, frassino meridionale. - Il nome generico
era già utilizzato da Plinio, quello specifico si riferisce alle
foglioline piuttosto strette. E’ un albero deciduo che
raggiunge i 25 m, molto simile al frassino maggiore ma
distinguibile dalle gemme svernanti di colore bruno invece
che nero. La chioma è rada e la scorza brunastra, negli
esemplari adulti profondamente fessurata. I fiori ed i frutti
assomigliano a quelli del frassino maggiore. Si trova
insieme ad altri alberi nei boschi umidi, con distribuzione
geografica più meridionale rispetto al frassino maggiore. Il
legno ha caratteristiche analoghe a quelle del frassino
maggiore.
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Foglie con più di 5 foglioline. Fiori bianchi. Frutti non appaiati
Fraxinus ornus L. subsp. ornus
Orniello, frassino da manna. - Il nome generico e quello
specifico erano già utilizzati dai latini, Virgilio compreso.
E’ un piccolo albero deciduo o grande arbusto che può
raggiungere i 15 m. Il tronco è eretto e regolare, con scorza
grigia, liscia ed omogenea. La chioma è ampia e regolare,
costituita da foglie imparipennate, con foglioline ovali-
lanceolate. La pagina superiore è di un bel verde, quella
inferiore è più chiara e con una tomentosità bruno rossastra
lungo la nervatura mediana. I fiori sono bianchi e molto
profumati, riuniti in dense pannocchie che compaiono più o
meno contemporaneamente alle foglie e fanno distinguere
immediatamente l’orniello dagli altri frassini, molto simili
nelle foglie e nei frutti. Ha un areale che comprende
l’Europa meridionale e l’Asia Minore. In Italia può
raggiungere i 1500 m sulle Alpi ma è molto comune nel
piano collinare dove colonizza terreni aridi e soleggiati
insieme ad altre specie come il carpino nero. Citato più
volte da Virgilio come pianta tipica dei monti: nell’Eneide
si paragona la distruzione di Troia all’abbattimento di un
orniello antichissimo con le asce bipenni. Il legno ha
catteristiche simili a quello degli altri frassini: è robusto e
flessibile, con gradevoli marezzature. La linfa elaborata
contiene un alcol dal profumo simile al miele dal sapore
dolce, la mannite, che è anche un leggero lassativo. La
coltura – che localmente permane anche oggi - ebbe una
certa diffusione in Sicilia e in altre regioni meridionali
italiane nei secoli scorsi; la linfa viene fatta uscire da
incisioni create sulla scorza e, a contatto con l’aria, si
indurisce formando una specie di schiuma solida, bianco-
giallastra, dolciastra ed acidula, chiamata ‘manna’ ma che
non ha nulla in comune con quella del racconto biblico. E’
spesso utilizzato come specie ornamentale per la splendida
fioritura e le dimensioni contenute.
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Foglie con al massimo 5 foglioline. Fiori verdastri. Frutti appaiati
Acer negundo L.
Acero negundo. - Il nome generico deriva dal latino 'acer',
aguzzo, in quanto il legno, molto compatto ed elastico, era
usato per fabbricare lance; Il nome specifico ha
un’etimologia incerta, alcuni autori suggeriscono una
derivazione da Negus inteso come "indiano".
Albero alto 5-20 metri, con scorza verde oliva negli
esemplari giovani, poi virante verso il marrone grigio. Ha
foglie composte da 3-5 foglioline ovato-acuminate,
grossolanamente dentate. I fiori, tendenti al verde-
giallastro, si presentano a sessi separati e compaiono prima
delle foglie: è quindi una specie dioica. I frutti sono delle
samare con ali che formano un angolo molto stretto.
E’ originario dell’America Settentrionale e segnalato per la