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Caucaso. In Italia è diffusa nelle zone centro settentrionali.
Virgilio cita i viburni nelle Bucoliche paragonando Roma
che alzò il capo sopra le altre città ai cipressi tra i
pieghevoli viburni. E' pianta adatta a costruire siepi; il suo
valore ornamentale è legato ai colori dei frutti e delle foglie
che in autunno assumono tonalità di rosso e di giallo.
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Margine della foglia intero
Olea europaea L.
Olivo, ulivo, oleastro (la pianta selvatica). - Il nome
generico è quello utilizzato dai latini, e deriva dal greco
‘elaia’; il nome specifico fa riferimento all’areale
tipicamente mediterraneo. L’olivo ha portamento arboreo
(o arbustivo nella forma selvatica) e può superare i 10 m,
con chioma generalmente espansa, tronco molto contorto e
irregolare che nelle piante adulte tende a fessurarsi sino a
formare delle cavità. La scorza, molto spessa, è di colore
grigiastro. Le foglie sono sempreverdi, dalla lamina
coriacea, ovale o lanceolata, lunga 2-8 cm, di colore verde
glauco di sopra, grigio-argentato di sotto per la presenza di
numerosi peli stellati che rallentano la traspirazione
fogliare. I fiori, molto piccoli, con calice a 4 sepali e
corolla di petali biancastri, sono raggruppati in numero di
10-15 in corti grappoli ramificati chiamati mignole, emessi
all'ascella delle foglie dei rametti dell'anno precedente. Il
frutto è una drupa ovale di lunga 1-4 cm. L’olivo coltivato
è derivato dall’oleastro, la forma spontanea, che si
distingue per i rami giovani duri e spinescenti, i frutti più
piccoli, le foglie più piccole e ovali es il portamento
arbustivo. È originario delle regioni mediterranee e
dell’Asia minore ed è stato utilizzato e diffuso fin
dall'antichità per l’estrazione dell’olio e per l’impiego
diretto dei frutti nell’alimentazione. Ha un legno molto
pregiato, durissimo, a grana forte, di colore giallo-bruno,
che si presta per lavori al tornio e d’incisione. L’olivo è
anche una bellissima pianta ornamentale il cui utilizzo
come tale si è diffuso negli ultimi anni in gran parte della
pianura Padana, favorito dalla concomitanza di inverni
abbastanza miti.
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Foglie almeno 4 volte più lunghe che larghe
Nerium oleander L. subsp. oleander
Oleandro. - Il nome generico deriva dal greco antico
‘naros’, fluente, corrente, in riferimento all’habitat
naturale: i greti e le rive di fiumi e torrenti; il nome
specifico deriva dal latino ‘olea’, olivo, probabilmente per
l’aspetto delle foglie che richiamano vagamente quelle
dell’olivo. E’ un arbusto o piccolo albero sempreverde,
eretto, poco ramificato, dalla chioma ovoidale, che può
raggiungere i 3-6 m di altezza. Le foglie sono glabre e
coriacee, opposte o in verticilli di 3, brevemente picciolate,
con margine intero e nervatura centrale robusta e
prominente. La lamina è lanceolata, larga 2-2.5 cm e lunga
15-20 cm, con margine debolmente involuto. I fiori, molto
grandi e vistosi, sono larghi 3-5 cm ed hanno petali di
colore biancastro, rosato o rosso-violaceo a seconda delle
varietà. Sono impollinati da farfalle notturne dalla lunga
spirotromba, attirate dal profumo che emanano soprattutto
nelle ore serali. Il frutto è un follicolo brunastro allungato
che a maturità diventa deiscente, liberando i semi piumosi.
Originario dalle regioni mediterranee e dell’Asia minore, è
diffusamente coltivato a scopo ornamentale in varie forme,
anche a fiori doppi. E’ una pianta molto tossica in tutte le
sue parti per l’uomo e per i mammiferi in genere.