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Cedro dell’Atlante o cedro africano. - Il nome generico
deriva dal termine greco 'kédros', che indicava una conifera
non meglio identificata, quello specifico deriva dalla zona
di origine, la catena dell'Atlante in Nord-Africa. E’ un
albero imponente, con tronco diritto, che da noi raggiunge i
30-40 m e che si ramifica in palchi più o meno orizzontali.
La scorza è grigio scura con sfumature brune, liscia e
lucida quando la pianta è giovane, poi screpolata in piccole
squame. Le foglie sono aghiformi, rigide e pungenti, riunite
in ciuffetti, di color verde più o meno bluastro. Questa è
una pianta monoica. I coni maschili, prima giallastri e poi
bruni, cadono dopo aver liberato il polline; le strutture di
riproduzione femminili sono coni a forma di barilotto, di
color verde-glauco da giovani e resinose, lunghe 3-8 cm, a
maturità trasformate in grandi pigne contenenti semi alati.
Originario della catena montuosa dell’Atlante, dall’Algeria
al Marocco, è stato introdotto e diffuso in Europa per il suo
importante valore ornamentale. In Italia è segnalato a
partire dal 1845. Virgilio cita il legno di cedro, utilizzato
per la costruzione di case e come combustibile,
specificando l’importante caratteristica di essere un legno
aromatico; non si sa a quale specie di cedro Virgilio
alludesse: molti autori propendono per il cedro del Libano,
altri per quello dell’Atlante. Il legno di cedro è aromatico,
tenero e di facile lavorazione; nei luoghi di origine, come il
Marocco è utilizzato da secoli per costruire grandi travi,
spesso riccamente intagliate e decorate, per falegnameria,
armature e carpenteria edile in genere. I mobili costruiti
con il suo legno aromatico mantengono lontane le tarme.
Dal legno si può estrarre un olio essenziale usato in
profumeria.
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Foglie glauche
Cedrus atlantica (Endl.) Carrière 'glauca'
Cedro azzurro. - Questa è una varietà ornamentale del
cedro dell’Atlante con foglie di color verde-azzurro, oggi
comunissima in parchi e giardini di tutta Italia. La sua
presenza in Italia è stata segnalata a partire dal 1849
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Foglie in fascetti di 5
Pinus wallichiana A.B.Jacks.
Pino dell’Himalaya, pino di Wallich. - Il nome generico è
quello utilizzato dai latini, a sua volta derivato dal greco
‘pitus’, pece; il nome specifico è dedicato al botanico
inglese che introdusse la specie in Inghilterra: N. Wallich.
Albero sempreverde che può raggiungere i 40 m, con
chioma conica e tronco diritto. La scorza, di colore bruno-
arancio, è liscia negli esemplari giovani, grigio-brunastra e
rugosa in quelli vecchi. Le foglie sono aghiformi e
flessibili, lunghe 12-25 cm, verdi con sfumature glauche,
riunite in fascetti di 5. Le strutture riproduttive maschili
sono raggruppate in piccoli coni ovoidali di colore ocra;
quelle femminili, in coni di circa 2 cm di colore verde-
rossastro riuniti all’estremità dei rami, a maturità evolvono
in pigne lunghe 15-30 cm. Pianta Himalayana (Karakorum,
Hindu Kush, ampiamente diffusa in Europa a scopo