Il salice cenerino è un arbusto deciduo a distribuzione eurasiatica presente in tutte le regioni d’Italia salvo che in Sicilia. La distribuzione regionale si estende, con ampie lacune, dalla costa ai fondivalle; in Carso la specie ha la distribuzione bicentrica di altre piante igrofile (Isontino e Muggesano), con stazioni intermedie dovute alla presenza di stagni. Nella città di Pordenone la specie è frequente nella porzione meridionale del territorio, più sporadica in quella settentrionale. Forma spesso popolamenti quasi puri in arbusteti pionieri ai margini di fossi, stagni, laghi e corsi d'acqua, su suoli da sabbiosi ad argillosi con umidità stagnante, da neutri ad acidi, dal livello del mare a 1000 m circa. Come in tutti i salici, la scorza e le foglie contengono il glicoside salicina, che li rende tossici per molti animali, e da cui si ricava l'acido salicilico. Il nome generico, di antico uso, è di origine incerta: forse deriva dal celtico 'sal lis' (presso l'acqua); il nome specifico si riferisce allude alla pelosità cenerina della foglie. Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: marzo-aprile.

Nome italiano: Giatul (Friuli), Sacher negro (Veneto, Belluno), Salcio negro (Marche), Sales cener (Lombardia), Salesina (Lombardia, Mantova), Salett (Friuli), Salez negro (Veneto, Belluno), Salgar (Friuli), Salgar cenerognolo (Veneto, Verona), Salgar salvadego (Veneto, Verona), Salgarela (Veneto, Monte Baldo), Salice cenerognolo (Toscana), Salice cinereo (Italia), Sarpa (Sardegna), Sbrì (Lombardia, Brescia), Venc (Veneto, Belluno), Venz (Veneto, Belluno), Venzer (Veneto, Belluno), Veteca (antichi), Vincei (Friuli), Vinco (Marche, Pesaro).