L’asparago selvatico è una specie a distribuzione pontico-mediterranea presente in tutte le regioni d’Italia salvo che in Sardegna. La distribuzione regionale si estende su quasi tutto il territorio, con lacune nel settore alpino, ove è la specie è più rara; è diffusa e localmente comune in Carso rarefacendosi nel Monfalconese-Goriziano. Nella città di Pordenone la specie è rara lungo il fiume Noncello e presso il lago della Burida. Tipica delle boscaglie decidue aperte, ha l'optimum su substrati calcarei nella fascia submediterranea. I germogli giovani sono commestibili previa cottura; dopo il consumo si forma un metilcaptano, che viene eliminato con le urine, conferendo loro un odore penetrante. Il nome generico deriva probabilmente dall'antico persiano 'asparag' (germoglio, punta), oppure dal greco 'speìro' (semino), che con l'alfa privativo sta ad indicare la facilità di con cui la pianta si moltiplica per via vegetativa; il nome specifico si riferisce ai cladodi molli e sottili. Forma biologica: geofita rizomatosa. Periodo di fioritura: aprile-maggio, luglio-settembre.

Nome italiano: Asparago selvatico (Italia), Asparago tenuifoglio (Italia), Sparaciu di muntagna (Sicilia), Sparasina (Veneto, Verona), Spares salvadegh (Lombardia, Brescia), Spares salvadegh (Emilia-Romagna, Reggio), Spargh salvadi (Friuli), Spargi salvadegh (Lombardia, Como), Sperz salbdegh (Emilia-Romagna, Romagna).