Piante spinose: il termine ‘spina’ è spesso usato in senso diverso a seconda dei contesti. Qui lo utilizziamo nel senso ampio del linguaggio corrente, per piante che risultano fortemente pungenti al tatto:

Le spine vere e proprie sono formate dalla trasformazione dell’apice dei rami in una struttura pungente, come in molti arbusti dei generi Rhamnus o Crataegus:

In altri casi le spine derivano da modificazioni delle stipole, e sono quindi sparse lungo i fusti, come nel genere Berberis:

Diversa è l’origine delle spine di Rose e Rovi, anch’esse sparse lungo i fusti, che derivano da ispessimenti dell’epidermide:

Strutture pungenti sono a volte presenti ai margini delle foglie: esse derivano dall’ispessimento dei denti presenti sul margine fogliare:

Un caso simile sono i cladodi (fusti modificati) del pungitopo e di alcuni asparagi sempreverdi, che terminano in una punta fortemente pungente:

Diverso è il caso delle Opunzie, in cui le ‘spine’ derivano per la maggior parte dalla completa trasformazione delle foglie, che sono quindi apparentemente assenti:

In molte specie di Asteracee la spinosità deriva sia dal margine fogliare che dalle brattee pungenti dei capolini, come nel genere Carlina:

oppure in molte specie di cardi:


Le piante non spinose non presentano strutture pungenti su foglie e fusti.