Il glasto comune è una specie a carattere steppico originaria dell'Asia Centrale, introdotta in Europa in epoca protostorica e ampiamente coltivata dall'epoca romana alla fine del Medioevo per la produzione di un colorante blu (indaco): la coltura progressivamente decadde per le importazioni di indaco, ebbe un'ultima fioritura durante il blocco continentale napoleonico, ed è ora abbandonata. La specie è ancora presente come avventizia in tutte le regioni d'Italia. La distribuzione regionale è limitata a pochissime stazioni: si tratta in ogni caso di segnalazioni storiche non confermate in tempi recenti. Cresce in incolti, ruderi, lungo i bordi stradali e su suoli calpestati, di solito a reazione basica, ma anche su sabbie silicee, dal livello del mare alla fascia subalpina. Il nome generico deriva dal dal greco 'isazo' (pareggiare, levigare), per le proprietà abrasive di alcune piante con questo nome; il nome specifico si riferice alle ben note proprietà tintorie. Forma biologica: emicriptofita bienne. Periodo di fioritura: maggio-luglio.

Nome italiano: Caulu carammu (Sicilia, Etna), Cavolo fiore (Puglia, Barletta), Erba guado (Toscana), Erba mora (Lombardia, Milano), Glasto (Toscana), Glasto canuto (Italia), Glasto comune (Italia), Glastro (Toscana), Guaa (Lombardia, Milano), Guad (Piemonte, Tortona), Guado (Toscana), Guado (Italia), Guadone (Toscana), Guadu (Sicilia), Guald (Piemonte, Tortona), Isatide canuta (Italia), Isatide tintoria (Italia), Lutea (Toscana), Maggio (Puglia, Lecce), Ogna de gatt (Lombardia, Milano), Pastel (Piemonte, Tortona), Tinta guada (Toscana), Vado (Toscana), Vadu (Sicilia), Vaud (Piemonte, Tortona).