Il pino d'Aleppo è un albero di origine mediterraneo-orientale, oggi ampiamente coltivato per rimboschimento in tutta l'area mediterranea, presente in quasi tutta Italia (come specie avventizia in molte regioni settentrionali), dal livello del mare agli 800 m circa. In Friuli Venezia Giulia è stato introdotto e mostra una certa attitudine a riprodursi spontaneamente, concentrandosi lungo la costiera triestina ed il litorale friulano, ove è ospite della vegetazione mediterranea. La specie è stata diffusa con la coltivazione in tutta la regione mediterranea, compresa la nostra penisola, dove forse era spontanea, avendola raggiunta dalla Penisola Balcanica, che in epoche geologiche passate era unita al promontorio del Gargano. II legname, particolarmente resistente e durevole, veniva utilizzato sia per le costruzioni di navi in epoca romana, come quelle famose fatte costruire da Caligola e ritrovate nel lago di Nemi, che per pali da miniera e per palafitte. Il nome generico è quello usato dai Romani per indicare il pino mediterraneo, e deriva dal latino 'pix, picis' (pece, resina, essudato della pianta), da 'pic' (pungere) o 'pi' (stillare), oppure dal celtico 'pen' (testa) per la forma della chioma degli alberi; il nome specifico si riferisce alla città d'Aleppo in Siria. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: marzo-maggio.

Nome italiano: 'Mpignola sarvaggia (Sicilia, Modica), 'Mpignolu sarvaggiu (Sicilia, Avola), Pia (Liguria, Cipriano), Pigna di mare (Campania, Terra di Lavoro), Pigna marina (Calabria), Pignara sarvaggia (Sicilia, Messina), Pignu (Sicilia, Messina), Pin d'Aleppo (Liguria, Genova), Pin de Gerusalemme (Liguria, Porto Maurizio), Pin Gianco (Liguria, Noli, Mortola), Pinastro (Basilicata), Pino balsamifero (Toscana), Pino d'Aleppo (Toscana), Pino d'Aleppo (Italia), Pino di Gerusalemme (Toscana), Pinoca (Abruzzi), Pinocchio (Umbria, Perugia), Pinu d'Aleppu (Sardegna), Pinu marittimu (Sardegna), Zappino (Basilicata), Zappinu (Sicilia).