Licheni come bioindicatori a Trieste: una guida interattiva

Pier Luigi Nimis, Elena Pittao
Trieste è stata la prima città Italiana ad essere oggetto di uno studio sulla distribuzione dei licheni in ambiente urbano (Nimis 1985), e la flora e vegetazione lichenica della Provincia di Trieste, soprattutto per quel che riguarda i licheni epifiti, sono piuttosto ben conosciute (Nimis 1982, Nimis & Loi 1982, 1984; Nimis & Losi 1984). I licheni sono notoriamente delle ottime ‘sentinelle ambientali’, sensibilissimi all’inquinamento dell’aria. Per questo motivo sono stati ampiamente utilizzati, con metodiche sviluppate proprio a Trieste, per studi di biomonitoraggio, che a volte hanno interessato intere regioni italiane. Negli ultimi anni, in quasi tutta Europa, si assiste alla ricolonizzazione degli ambienti urbani da parte dei licheni epifiti, conseguente alla netta riduzione delle emissioni di anidride solforosa. La città di Trieste rappresenta però un’eccezione: negli ultimi 30 anni la situazione sembra quasi immutata (Castello & al. 1995, Castello 1996, 2002, Castello & Skert 2005) e il centro urbano di Trieste, comprese le aree verdi, rimane a tutt’oggi largamente un “deserto lichenico”, forse a causa della persistenza di importanti fonti inquinanti.
Questa guida, preparata in occasione del Congresso Nazionale della Società Lichenologica Italiana tenutosi a Trieste alla fine di settembre del 2016, è stata concepita per dei non-specialisti: per tutti i ‘curiosi di natura’ interessati a scoprire l’interessantissimo mondo dei licheni e soprattutto per le scuole, che hanno attivato progetti didattici basati sui licheni come indicatori di inquinamento. Per questo abbiamo evitato per quanto possibile l’uso di caratteri visibili soltanto al microscopio. Tuttavia, chi vuole utilizzarla deve prima studiare le principali caratteristiche dei licheni e munirsi di almeno due dei reagenti comunemente usati in lichenologia: l’idrossido di potassio (K) e la varechina (C). Per imparare a usarli e per conoscere le caratteristiche principali dei licheni (forme di crescita, isidi, soredi, pseudocifelle, etc.) rimandiamo ai tutorial che sono in rete in tutte le chiavi interattive ai licheni pubblicate dal progetto Dryades. La guida è anche scaricabile in una versione per tablet e telefonini (Android e iOS) tramite l’applicazione gratuita KeyToNature. La nomenclatura adottata in questa guida segue Nimis (2016).

Riferimenti bibliografici

Castello M. (1996). Studi lichenologici in Italia nord-orientale. VII. Effetti dell'inquinamento atmosferico sulle comunità licheniche epifite nella provincia di Trieste. - Gortania, 17: 57-78.
Castello M. (2002). Studi lichenologici in Italia nord-orientale. VIII. La diversità lichenica nell'area periurbana del M.Valerio (Trieste, Friuli Venezia Giulia). - Gortania, 23 (2001): 59-77.
Castello M., Skert N. (2005). Evaluation of lichen diversity as an indicator of environmental quality in the North Adriatic submediterranean region. - Sci. Tot. Environ., 336: 201-214.
Castello M., Nimis P.L., Cebulec E., Mosca (1995). Air quality assessment by lichens as bioindicators of SO2 and bioaccumulators of heavy metals in the Province of Trieste (NE Italy). - Agr. Medit., spec. vol.: 233-243.
Nimis P.L. (1982). The epiphytic lichen vegetation of the Trieste Province (North eastern Italy). - Studia Geobot., 2: 169-191.
Nimis P.L. (1985). Urban lichen studies in Italy. I. The town of Trieste. - Studia Geobot., 5: 49-74.
Nimis P.L. (2016). The lichens of Italy. A Second Annotated Catalogue. – EUT, Trieste, 740 pp.
Nimis P.L., Loi E. (1982). I licheni epifiti della Provincia di Trieste. - Gortania, 3: 101-122.
Nimis P.L., Loi E. (1984). I licheni della Dolina di Percedol (Carso Triestino). Studio Fitogeografico. Atti Mus. Civ. Storia Nat. Trieste, 36, 1: 1-12.
Nimis P.L., Losi L. (1984). Lichens as phytoclimatical indicators in the Trieste Karst. - Gortania, 5: 63-80.