Con il termine di ‘zone umide’ la convenzione di Ramsar indica: ‘paludi, torbiere, acquitrini o
comunque specchi d'acqua naturali o artificiali, permanenti e no, con acqua dolce, salmastra o
salata, ferma o corrente’. Questi ecosistemi ospitano una flora specializzata di grande interesse
ecologico o fitogeografico.
La Toscana conserva ancora diverse aree palustri anche se piccole, nonostante i massicci interventi
di bonifica. Nelle Alpi Apuane esse sono poco frequenti, a causa della prevalenza di substrati
calcarei molto permeabili che non consentono ristagni significativi di acqua; non mancano però
alcuni esempi di aree umide, oggi divenute delicatissime, che conservano piante divenute rare,
vulnerabili o minacciate.
Il Padule di Fociomboli è la zona umida più conosciuta ed estesa, occupando per circa un ettaro un
ripiano ellittico che era il letto di una conca würmiana ben conservata nelle tipiche forme; la flora è
ricca di specie, tra cui tre rare orchidee,
Dactylorhiza incarnata
,
Epipactis palustris
ed il relitto
glaciale
Herminium monorchis
, presente in Appennino nella sola stazione di Fociomboli. Nei pressi
del Monte Tontorone, una piccola area umida ospita l’unica stazione apuana di
Menyanthes
trifoliata
; la piccola zona umida di Gorfigliano in Garfagnana ospita una cospicua popolazione della
rara
Epipactis palustris
; vanno ricordate anche le aree di Puntato e di Foce di Mosceta, nel
Retrocorchia, e due aree palustri ormai allo stato quasi residuale nel M. Palodina. Nel Parco si
possono osservare specie palustri anche in altre piccole aree, legate a sorgenti, stillicidi, fossi, ecc.,
come l’esile
Anagallis tenella
,
Osmunda regalis
, e briofite del genere
Sphagnum
, presenti in quasi
20 stazioni.
Sulla base di dati bibliografici e rilevamenti diretti sono state selezionate 123 specie legate a luoghi
umidi presenti nel Parco. La guida vuole avvicinare l’escursionista e l’appassionato ad una
maggiore conoscenza delle piante palustri e renderlo sempre più consapevole del loro valore e della
necessità della loro conservazione. La guida è stata realizzata in collaborazione con il Progetto
Dryades, coordinato dal Dipartimento di Scienze della Vita dell'Università di Trieste, nell’ambito
del Progetto di conservazione e valorizzazione della biodiversità nelle aree umide dei tre parchi
regionali della Toscana, finanziato dal Ministero dell’Ambiente (Progettualità CIPE 19/2004).
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