Page 8 - Belluno

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generico deriva dal greco ‘pyr, pyròs’, ‘fuoco, del fuoco’ per la forma
conica dei frutti.
Parchi:
Basilisco.
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Antere da bianche a gialle
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Pagina inferiore dei petali spesso rossastra. Ovario infero, circondato completamente
dal ricettacolo
Malus domestica (Borkh.) Borkh.
Origine:
il melo, originario dell'Europa ed Asia occidentale per
ibridazione con altre specie, è coltivato in tutta Italia sino alla fascia
montana. Appare anche in forme inselvatichite che si avvicinano alla
specie selvatica M. sylvestris, da alcuni autori non considerata
veramente distinta.
Usi e curiosità:
è una delle piante da frutto più
coltivate e diffuse. La mela viene definita ‘falso frutto’ in quanto si
sviluppa dal ricettacolo, mentre il vero frutto sarebbe il torsolo, che si
forma dall’ovario.
Descrizione:
il melo è un piccolo albero deciduo di
5-12 metri di altezza, con una chioma densa ed espansa e apparato
radicale superficiale. Le foglie sono alterne e semplici, a lamina ovale,
con apice acuto e base arrotondata, lunghe 5-12 cm, larghe 3-6 cm,
glabre di sopra e pelose di sotto. Il picciolo è lungo 2-5 cm. I fiori sono
ermafroditi, di colore bianco-rosato esternamente e bianco
internamente. Hanno corolla composta da 5 petali e ovario infero. La
fioritura avviene in primavera, simultaneamente al germogliamento. Il
frutto, detto pomo, si forma per accrescimento del ricettacolo fiorale
insieme all'ovario ed è perciò un falso frutto; ha forma globosa ed è
largo in media 5-9 cm. Il frutto vero, derivato dall'accrescimento
dell'ovario è il torsolo, con pericarpo di 5 carpelli disposti come una
stella a cinque punte; ogni carpello contiene da uno a tre semi.
Etimologia:
il nome generico è quello già utilizzato dai romani, quello
specifico allude alla sua coltivazione presso le case.
Parchi:
Basilisco.
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Pagina inferiore dei petali bianca. Ovario semi-infero,
disposto al fondo di un ricettacolo a forma di coppa
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Peduncoli fiorali più lunghi di 1,3 cm
Prunus avium L. subsp. avium
Origine:
allo stato coltivato il ciliegio è comune in tutta Italia sino alla
fascia montana inferiore; allo stato subspontaneo è diffuso ma non
comune, in boschi mesofili maturi e talvolta nelle siepi, su suoli
argillosi piuttosto profondi e abbastanza ricchi in composti azotati.
L'areale originario dovrebbe essere il territorio che va dal Caucaso ai
Balcani; l'ingentilimento e la messa a coltura sono iniziati nell'Asia
occidentale.
Usi e curiosità:
coltivato in tutta Italia per le diverse
varietà di frutto e per il legno pregiato di colore rossastro utilizzato per
la fabbricazione di mobili di lusso. Le foglie contengono una sostanza
colorante viola. Vive tra gli 80 e i 120 anni.
Descrizione:
albero alto
fino a 15–20 m, con scorza liscia, lucida, di colore grigio o rosso scuro,
che tende a distaccarsi in strisce orizzontali. Foglie pendule, alterne,
provviste di lungo picciolo (2-4 cm) con 2-4 ghiandole rosse nel punto
di attacco; lamina ovato–oblunga, a margine doppiamente dentellato,
con pagina inferiore sparsamente pelosa. Infiorescenza in ombrelle, con
fiori bianchi muniti di 5 petali liberi. Il frutto è una drupa di colore
rosso scuro (1–3 cm).
Etimologia:
il nome generico era già in uso
presso i Romani, quello specifico in latino significa ‘degli uccelli’.
Parchi:
Basilisco, Bologna.
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Peduncoli fiorali più brevi di 1,3 cm
Prunus cerasifera Ehrh.