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Specie mediterranea a baricentro occidentale, in Italia presente allo stato
spontaneo solo in Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Campania e
Basilicata, altrove coltivata e subspontanea, dal livello del mare ai 1000 m
circa. Cresce su pendii aridi cespugliosi. Il nome generico allude all'antico
uso di
L. angustifolia
per profumare i vestiti appena lavati, quello specifico
in latino significa 'a foglie larghe' e allude alle foglie spatolate. Forma
biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura: giugno-settembre.
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Foglie a base troncata o cuoriforme
Syringa vulgaris L.
Il lillà, originario dell'Europa sudorientale, fu introdotto in Italia dal XVI
secolo a scopo ornamentale ed oggi è presente come specie avventizia in
tutte le regioni d'Italia salvo che in Valle d'Aosta, Campania, Puglia,
Calabria e Sardegna. In regione è coltivato quasi ovunque al di sotto della
fascia montana, ed appare sporadicamente anche allo stato subspontaneo;
ha tendenza ad inselvatichirsi in siepi e boschetti presso gli abitati, su suoli
argillosi abbastanza profondi e ricchi in basi, dal livello del mare agli 800
m circa. Il nome generico in greco significa 'flauto' e potrebbe derivare
dall'uso dei rami per produrre flauti; il nome specifico deriva dal latino
'vúlgus' (volgo) e significa 'comune, diffuso, frequente'. Forma biologica:
fanerofita cespitosa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Foglie attenuate verso la base
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Piante sempreverdi con foglie coriacee
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Piante non sempreverdi
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Foglie di color verde-grigio
Olea europaea L.
L'olivo è l'albero mediterraneo per eccellenza; originario delle regioni
mediterranee e dell'Asia minore, è stato utilizzato e diffuso fin dall'antichità
per l'estrazione dell'olio e per l'impiego diretto dei frutti nell'alimentazione.
In Italia è spontaneo o coltivato in tutta l'area mediterranea, dal livello del
mare ai 900 m circa. Nella nostra regione è introdotto e coltivato sin da
tempi molto antichi, ed è oggi presente allo stato subspontaneo in rare e
sparse stazioni sino ai versanti meridionali delle Prealpi; in Carso è più
diffuso, ma solo nella parte più calda; resti di antichi oliveti in
terrazzamenti abbandonati si trovano nel Carso goriziano, lungo la costiera
triestina, sui colli muggesani, e si rinviene spesso anche in arbusteti e
boscaglie che hanno invaso gli antichi coltivi; negli ultimi anni si assiste ad
un incremento della coltivazione in Carso. L'olivo coltivato ha portamento
arboreo, ed è derivato dall'oleastro, la forma spontanea, che si distingue per
i rami giovani duri e spinescenti, i frutti più piccoli, le foglie più piccole e
ovali ed il portamento arbustivo. Il legno dell'olivo è molto pregiato,
durissimo, a grana forte, di colore giallo-bruno, si presta per lavori al tornio
e d'incisione. L'olivo è anche una bellissima pianta ornamentale il cui
utilizzo come tale si è diffuso negli ultimi anni in gran parte della Pianura
Padana, favorito dalla concomitanza di inverni abbastanza miti. Il nome
generico è quello utilizzato dai Romani, e deriva dal greco 'elaia'; il nome
specifico fa riferimento all'areale tipicamente mediterraneo. Forma
biologica: fanerofita cespitosa/fanerofita scaposa. Periodo di fioritura:
aprile-giugno.
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Foglie di altro colore
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Foglie con macchiettature di colore più chiaro. Frutto rosso
Aucuba japonica Thunb.
Specie originaria delle montagne dell'Asia orientale, dalla Cina al
Giappone, dove cresce in ambienti umidi ed ombrosi, spesso lungo i corsi
d'acqua ed in foreste dense, fu introdotta in Europa nel 1783 dal botanico
tedesco John Graeffer (1746-1802), autore di un catalogo delle piante della
Reggia di Caserta, in esemplari tutti femminili; soltanto nel 1840 vennero