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Agazzino, piracanta. - Il nome generico deriva dal greco
‘pyr’, fuoco, e ‘akantha’, spina, ed allude agli abbondati
frutti rossi portati da rami spinosi; il nome specifico deriva
dal latino ‘coccineus’, scarlatto, riferito sempre al colore
dei frutti. E’ un arbusto sempreverde fittamente ramificato,
alto 2-4 m, con rami di colore bruno rossastro dotati di
spine. Le foglie sono alterne, semplici, coriacee, di forma
ovale e con margine leggermente dentato, di colore verde
intenso e lucide di sopra, lunghe 2-5 cm e brevemente
picciolate. I fiori sono ermafroditi, bianchi, larghi 0,5-1 cm,
riuniti in corimbi che rivestono la parte terminale dei rami
laterali. La fioritura, abbondante e decorativa, cade fra
maggio e giugno. Il frutto, molto appetito dagli uccelli, è
un piccolo pomo sferico di colore rosso scarlatto, a volte
arancione, largo 5-6 mm, con sepali persistenti sulla parte
superiore appiattita. L’agazzino è originario dell’Europa
sud-orientale e dell’Asia minore. E’ utilizzato a scopo
ornamentale per formare siepi grazie all’alta tolleranza a
potature e forme obbligate. E’ un arbusto rustico, di facile
coltivazione e adattabilità; i numerosi frutti rossi lo
rendono molto ornamentale in autunno ed inverno e
garantiscono una riserva alimentare per gli uccelli che
frequentano i giardini come i merli. Ne esistono molte
varietà, nane e con frutti di colore giallo o arancione.
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Foglie a contorno triangolare o più o meno
romboidale
73
72
Foglie a contorno non triangolare né
romboidale
76
73
Foglie parallelinervie, a forma di ventaglio (più larghe all'apice)
Ginkgo biloba L.
Ginkgo. - Il nome generico deriva dal termine utilizzato in
Giappone per indicare l’albero che si pronuncia ‘ginkyo’,
poi trascritto in modo errato da Linneo e, per le rigide
regole nomenclaturali, mai più corretto; il nome specifico
‘biloba’ si riferisce alla foglie dalla forma a ventaglio che
sono divise in due lobi da un’intaccatura. E’un albero a
foglie caduche, che può raggiungere i 40 m, con scorza
brunastro chiara desquamantesi facilmente. La chioma è
slanciata negli esemplari maschili, più espansa in quelli
femminili. Le foglie, di colore verde brillante, divengono di
un bel giallo oro prima di cadere, e sono inserite a ciuffi su
corti rametti, i brachiblasti; hanno una caratteristica forma
a ventaglio con una profonda incisione nel mezzo. È una
pianta dioica, cioè con strutture riproduttive maschili e
femminili su piante diverse; le strutture maschili sono
riunite in amenti, quelle femminili sono riunite all’apice di
un peduncolo. Non c’è un vero e proprio frutto perchè la
pianta appartiene alle Gimnosperme; il seme è però
circondato da un involucro carnoso giallo brunastro che
marcisce rapidamente a terra sviluppando un odore molto
sgradevole, caratteristica negativa per l’uso ornamentale
della pianta. Questa ed altre specie simili della stessa
famiglia erano molto diffuse nell’era mesozoica
nell’emisfero boreale: attualmente rimane solo Ginkgo
biloba, di cui non si conosce con certezza la presenza allo
stato spontaneo ma si suppone che provenga da qualche
regione centrale della Cina; per questo motivo è
considerato un fossile vivente. L’albero è molto diffuso in
Giappone allo stato colturale, dove si consumano anche i
falsi frutti previa fermentazione. Importato in Europa nel
XVII secolo, è stato ampiamente diffuso nei parchi e
grandi giardini. Ne è documentata la presenza in Italia dal