La rapa è una specie avventizia sfuggita alle colture ove è presente con diverse cultivar sfruttate per le radici commestibili (rapa) o per le foglie giovani (cime di rapa); B. rapa s.l. è presente in quasi tutta Italia, salvo che nelle Marche e in Puglia, dal livello del mare a 1000 m circa; la sottospecie nominale è segnalata solo per Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania. La distribuzione regionale, apparentemente frammentaria, si estende dal Carso ai fondivalle del settore alpino, con ampie lacune, ma la diffusione della specie è stata forse sottostimata; in Carso è sporadica ma non rara, anche se incostante. Rara a Trieste, è diffusa esclusivamente all’interno del territorio urbano in senso stretto, e si concentra nel centro del territorio. Cresce in vegetazioni ruderali e sembra meno esigente di B. napus per quanto riguarda i suoli. I semi conservano la germinabilità per periodi lunghissimi (anche più di 500 anni!). Il nome generico era già usato dai Romani e ha etimologia incerta: secondo alcuni deriva da una radice gallica, secondo altri dal greco 'bibrásko' (io mangio). Forma biologica: terofita scaposa/ emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: marzo-ottobre.

Nome italiano: Bordon (Lombardia, Como), Brassica rapa (Italia), Burdun (Lombardia, Cant. Ticino), Catozza (Campania), Cavolo rapa (Italia), Colsat (Lombardia, Brescia), Conser (Lombardia, Brescia), Nap (Sardegna), Pulezze (Toscana), Pulezzole (Toscana), Raba (Liguria, Mentone), Rabba (Piemonte, S. Germano), Rabbo (Piemonte, Val S. Martino), Rae (Lombardia, Brescia), Raeva (Emilia-Romagna, Modena, Romagna), Rapa (Toscana), Rau (Liguria, Sarzana), Rav (Friuli), Rav (Lombardia, Cant. Ticino), Rava (Piemonte), Rava (Lombardia, Como), Rava (Liguria, Genova), Rava gianca (Liguria, Genova), Ravo (Veneto, Padova), Ref (Veneto, Trentino), Reva (Lombardia, Grigioni), Reva (Emilia-Romagna, Modena, Romagna), Ruve (Liguria, Ponti di Nava), Turnepì (Toscana).