La calcatreppola ametistina è una specie a distribuzione centrata sull'Europa sud-orientale, presente in tutte le regioni d'Italia salvo che in Valle d'Aosta, Piemonte e Sardegna. La distribuzione regionale si estende su quasi tutto il territorio, con un'ampia lacuna nella bassa pianura friulana e nel settore alpino più orientale; in Carso la specie è diffusa e comune. È poco frequente a Trieste, con baricentro distributivo collocato al di fuori della città, ma alcuni esemplari sono stati segnalati anche nel territorio urbano; è stata ad esempio rinvenuta in un incolto in via Campanelle (92 m). Cresce in siti assolati e caldi nei prati aridi, ove in passato era favorita dal pascolo, su suoli piuttosto primitivi, ricchi in scheletro e poveri in sostanze azotate, sia calcarei che arenacei purché ricchi in basi, dal livello del mare alla fascia montana inferiore. La pianta viene spesso utilizzata nelle composizioni floreali secche in quanto il colore azzurro delle infiorescenze si conserva per lungo tempo. Il nome generico ha etimologia incerta: potrebbe derivare dal greco 'eryngion' (riccio) o 'eryma' (difesa), in entrambi i casi alludendo alla forte spinosità; il nome specifico si riferisce alla caratteristica colorazione blu-ametista. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-agosto.

Nome italiano: Burale turchine (Friuli), Buralze (Friuli, Carnia), Calcatreppola ametistina (Italia), Calcatreppolo (Toscana), Eringio (Toscana), Eringio ametistino (Italia), Giate (Friuli), Salate di muss (Friuli), Spacca gli occhi (Toscana, San Sepolcro), Spin celeste (Veneto, Parenzo d'Istria), Spina di S. Francesco (Toscana), Spino pavonazzo (Toscana, Val di Chiana), Stele spinose (Veneto, Parenzo d'Istria).