La ventaglina subcrenata, che appartiene ad un difficilissimo complesso di specie apomittiche (in cui l'embrione si forma senza fecondazione, originando cloni geneticamente identici alla pianta madre), è presente lungo tutto l'arco alpino e sull'Appennino centro-settentrionale. Cresce in prati umidi, lungo ruscelli e nei pressi di sorgenti. Il nome generico allude all'antico uso di questa pianta da parte degli alchimisti: in realtà non veniva usata la pianta, ma le minute goccioline di rugiada che si formano sulle foglie per il fenomeno della guttazione, che venivano raccolte e costituivano la cosiddetta 'acqua celestiale' o 'acqua dei saggi'; il nome specifico significa ‘debolmente crenata’ e si riferisce al margine delle foglie con radi denti ottusi. Forma biologica: emicriptofita rosulata. Periodo di fioritura: maggio-agosto. - Presenza nel Parco: vi sono diverse citazioni di ‘A. vulgaris’: Falterona (Caruel, 1860-64; Marcucci, 1889; Zangheri, 1966b), Camaldoli (Caruel, 1860-64; Marcucci, 1889), La Verna (Matteini, 1968). Alchemilla vulgaris in senso stretto non è indicata sull' Appennino Tosco-Romagnolo (Conti et al., 2005); tali segnalazioni si riferiscono quindi ad altre entità del gruppo (prob. A. glaucescens, A. glabra o A. xanthochlora). Zangheri (1966b) riporta anche A. subcrenata Buser e A. crinita Buser. |