Avena sativa L.




POACEAE Barnhart
Poales Small
Lilianae Takht.
Magnoliidae Novák ex Takht.

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© Dipartimento di Scienze della Vita, Università degli Studi di Trieste
Andrea Moro
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Fonte / Source:
Portale della Flora d'Italia / Portal to the Flora of Italy
https://dryades.units.it/floritaly



L’avena comune deriva da diverse specie selvatiche diffuse come piante infestanti delle colture di grano e orzo nella Mezzaluna Fertile (la regione estesa da Israele all'Iran occidentale), quali A. sterilis, A. fatua< e A. byzantina. La coltivazione risale ad almeno 3000 anni fa, ed oggi si coltivano circa 15 milioni di ettari di avena con una produzione di quasi 26 milioni di tonnellate di granella: l’avena è al 7° posto nella graduatoria dei cereali, ma con una generale tendenza alla diminuzione: in Italia la superficie è scesa da 500.000 ettari nel 1948 a circa 150.000 ettari. La generale regressione dell’avena in Italia e nel mondo è dovuta alla diminuzione degli allevamenti equini, alla minor produttività dell’avena in Unità Foraggere rispetto all’orzo, ai limiti d’impiego dell’avena nei mangimi bilanciati causati dall’alto contenuto di cellulosa della granella (che è abbondantemente vestita). L’avena comune non è nota allo stato selvatico, anche se a volte è presente allo stato subspontaneo in ambienti ruderali sfuggendo alle coltivazioni. L’avena, oltre che cereale la cui granella è la ‘biada’ per eccellenza, viene consumata anche dall’uomo: le cariossidi contengono antiossidanti che impediscono ai cibi grassi di irrancidire; per questa proprietà, l’avena viene generalmente usata come additivo di diversi cibi e nella produzione delle carte in cui si avvolgono gli alimenti. Uno dei principali prodotti industriali è il furfurolo, una sostanza derivata dal tegumento della cariosside, utilizzata come solvente in alcuni processi di raffinazione industriale. Inoltre, l'avena viene impiegata in distilleria per la produzione del whisky. Il nome generico, lo stesso usato dai Romani, forse deriva dal sanscrito 'avasa' (nutrimento, foraggio); il nome specifico significa ‘coltivata’. Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-giugno. - Presenza nel Parco: coltivata e talvolta subspontanea. - Casentino culta (Marcucci, 1889); Medio e Alto Appennino Romagnolo (Zangheri, 1966b).



Nome italiano: Aina (Sicilia), Aina frummintara (Sicilia, Avola), Ajina (Calabria), Aveina (Emilia-Romagna), Avena (Toscana), Avena comune (Italia), Avena domestica (Toscana), Avena sterile (Italia), Avenna (Liguria, Genova), Avina (Puglia, Otranto), Biaa (Lombardia, Brescia), Biada (Toscana), Biada (Italia), Biada (Abruzzi), Biaeva (Lombardia, Val Maggia), Biava (Veneto), Biava (Campania), Biava (Piemonte), Biava (Liguria, Genova), Biava dumestega (Liguria, Genova), Bieva (Emilia-Romagna), Brama (Abruzzi, Lanciano), Ena (Lombardia, Brescia), Ena coltivada (Sardegna), Ena furistera (Sardegna), Erba budio (Sardegna), Fenapu (Sardegna, Nuoro), Giava (Liguria, Sestri Levante), Girmanu (Sicilia, Avola), Ina (Sicilia), Ina (Puglia, Lecce), Sivada (Liguria, Nizza), Veina (Emilia-Romagna), Vena (Abruzzi), Vena (Lombardia, Brescia), Vena (Veneto), Vena comune (Toscana), Vena dij cavalli (Piemonte), Vene (Friuli).





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