La castagna d'acqua è una specie a vasta distribuzione paleotemperata, divenuta pianta invasiva nell'America settentrionale e in alcuni paesi tropicali, presente in quasi tutte le regioni dell'Italia centro-settentrionale sino all'Umbria (manca in Val d'Aosta, Liguria e Marche), ma generalmente rara e in regresso. Cresce in laghi, canali e stagni con acque stagnanti ricche di nutrienti, a reazione neutra o leggermente acida, in aree con temperature raramente inferiori allo zero termico, dal piano sino ai 300 m circa. Il frutto si può mangiare crudo, arrostito o bollito, e serve per ricavarne una farina; ha costituito nei secoli passati fonte di nutrimento per l'uomo e per gli animali e è ancor oggi popolare in alcuni paesi (ad esempio in Thailandia); i frutti servivano anche per fare scatolette in cui riporre il tabacco da fiuto, collane, braccialetti e rosari. Il nome generico è di etimologia incerta: potrebbe essere un'abbreviazione di 'calcitrapa', macchina da guerra a 4 punte, in riferimento al frutto provvisto di 4 spine, o derivare dal greco 'trépo' (io mi volgo), per la radichetta della nuova pianta prima volta verso l'alto e poi verso il basso; il nome specifico indica che la pianta è galleggiante. Forma biologica: idrofita natante. Periodo di fioritura: giugno-agosto.

Nome italiano: Castagna d'acqua (Toscana), Castagna d'acqua (Italia), Castagna d'aeva (Piemonte), Castagna di padule (Toscana), Castagnola (Toscana, Pisa), Castagnolo (Toscana, Bientina), Castagnolo acquatico (Toscana), Castagoela (Lombardia, Brescia), Galarin (Piemonte), Gallarin (Piemonte), Lagane (Lombardia, Como), Mandolotto (Veneto, Venezia), Tabaccher (Lombardia, Cant. Ticino), Trapa (Italia), Tribolo (Toscana), Tribolo acquatico (Toscana), Tribolo marino (Toscana), Tribulu aquaticu (Sicilia), Trigolo (Veneto, Venezia).