Page 7 - Belluno

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Origine:
originario della Cina, fu introdotto in Persia (da cui il nome) e
da lì a Roma nel I secolo d.C. , diffondendosi in tutto il bacino del Mar
Mediterraneo.
Usi e curiosità:
in Egitto il frutto era sacro ad Arpocrate,
il dio del silenzio e dell’infanzia (infatti tutt’oggi si paragonano le
guance dei bambini alle pesche). In Europa è usato sia come pianta da
frutto che come pianta ornamentale.
Descrizione:
albero alto sino ad 8
m. Ha foglie caduche, semplici, alterne, lanceolate e finemente dentate,
quasi glabre. I fiori si sviluppano su brachiblasti singolarmente o a
coppie ed hanno 5 petali liberi, rosa. Il frutto, la pesca, è una drupa di
5-10 cm di colore giallo rossastro. Etimologia il nome generico era già
in uso presso i Romani. Il nome specifico, ‘persica’ allude al territorio
da cui la pianta fu introdotta in Europa.
Parchi:
Basilisco.
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Peduncoli fiorali più lunghi di 5 mm
Prunus cerasifera Ehrh. var. pissardii (Carriére) L.H.Bailey
Origine:
cultivar ornamentale del mirabolano, molto utilizzata in
parchi, giardini e viali per le foglie di colore rosso-purpureo e per la
ricca e appariscente fioritura primaverile di colore rosa. Ne è
documentata la presenza in Italia dal 1886.
Usi e curiosità:
ampiamente utilizzato a scopo ornamentale in tutta Italia.
Descrizione:
alberello alto sino a 7-8 m, con chioma globosa, tronco eretto, sinuoso,
ramificato fin dal terreno, rami a volte induriti e spinosi all’apice,
scorza di colore rosso-brunastro, fessurata negli esemplari adulti. Le
foglie sono alterne, obovate o ellittiche, lunghe 6-7 cm, di colore
rossastro. I fiori sono rosa, larghi 2-2,5 centimetri, portati da peduncoli
di circa 1 cm. Il frutto è una drupa sferica larga 2-3 cm, rossastra, con
mesocarpo giallo.
Etimologia:
il nome generico era già in uso presso i
Romani, quello specifico allude alla somiglianza dei frutti con quelli
del ciliegio (‘cerasus’, nome dato dai romani all'amareno e che deriva
da Cerasunte, località presso il Mar Nero). La varietà è dedicata a
Monsieur Pissard, curatore dei giardini imperiali dello Scià di Persia,
che la scoprì e la introdusse in Europa nella seconda metà del XIX
secolo.
Parchi:
Basilisco. Bologna.
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Antere rosse
Pyrus communis L.
Origine:
il pero comune deriva forse da incroci fra il pero selvatico
europeo ed un pero dell'Asia Occidentale (P. communis subsp.
caucasica). Ampiamente coltivato in tutta Italia sino alla fascia
montana, è sporadicamente rinselvatichito nelle siepi che delimitano
antiche proprietà. Le forme selvatiche - che secondo alcuni autori non
meritano nemmeno il rango infraspecifico - crescono su suoli argillosi
freschi, sciolti, ricchi in basi.
Usi e curiosità:
pianta abbastanza rustica
che si adatta bene a tutti i tipi di terreno. Predilige posizioni soleggiate.
La potatura viene effettuata solo per migliorare la produttività, mentre
non influisce sull’estetica. Il legno, pesante, duro e compatto, viene
usato nella costruzione di oggetti di precisione come righelli o squadre.
La coltivazione a scopo alimentare risale a tempi antichissimi. Fu citato
da Omero, mentre nelle Bucoliche, Virgilio sprona Melibeo a innestare
i peri, dimostrando l’uso consolidato di questa pratica. Può vivere circa
200 anni.
Descrizione:
piccolo albero che eccezionalmente raggiunge i
15 m; la chioma è conica e più o meno espansa, il tronco è eretto con
rami non spinescenti, a differenza delle forme selvatiche, la scorza è
grigio-brunastra e si fessura in scaglie quadrate. Le foglie, alterne, dal
picciolo lungo fino a 7 cm, sono lunghe 3-7 cm, da ovate a ellittiche,
lucide e verdi scure di sopra, più chiare di sotto, con margine
leggermente seghettato. I fiori, bianco candidi con antere rosso-
porpora, sono disposti in corimbi di 7-10. Il frutto è un pomo di forma
allungata con dimensioni variabili da 5-6 fino a 16-18 cm. La polpa
contiene piccoli granelli duri costituiti da cellule chiamate sclereidi,
molto più abbondanti nelle specie selvatiche.
Etimologia:
il nome