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Foglie più brevi di 40 cm, con nervature pennate, con
picciolo ben distinto
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Fiori senza petali. Frutto secco
Salix purpurea L. s.l.
Specie eurasiatico-sudeuropea presente con tre sottospecie in tutte le
regioni d'Italia (salvo forse che nelle Marche). La distribuzione regionale si
estende su quasi tutto il territorio, dalle coste al settore alpino; in Carso ha
ampie lacune e non è comune. Cresce in vegetazioni arbustive pioniere di
ambienti disturbati, su suoli primitivi ghiaioso-sabbiosi periodicamente
inondati, per lo più carbonatici e ricchi in composti azotati, dal livello del
mare alla fascia montana inferiore. Come tutti i salici, la scorza e le foglie
contengono il glicoside salicina, che li rende tossici per molti animali, e da
cui si ricava l'acido salicilico. Il nome generico, di antico uso, è di origine
incerta: forse deriva dal celtico 'sal lis' (presso l'acqua); il nome specifico
allude al colore rossastro dei rami giovani. Forma biologica: fanerofita
scaposa. Periodo di fioritura: marzo-aprile.
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Fiori con petali. Frutto carnoso (mandorla)
Prunus dulcis (Mill.) D.A. Webb
Il mandorlo è una pianta originaria dell'Europa e dell'Asia occidentale,
coltivata in tutto il territorio italiano e talvolta spontaneizzata, segnalata
come specie avventizia in quasi tutta Italia, salvo che in Lombardia,
Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Puglia e Calabria, dal livello
del mare agli 800 m circa. Le mandorle sono da sempre usate a scopo
alimentare e medicinale. Vengono consumate fresche o usate per la
preparazione di svariati dolci; le mandorle amare, ottenute da una varietà
selezionata, conferiscono ai prodotti di pasticceria un gusto giustamente
celebrato, ma vanno usate con moderazione per la loro ben nota tossicità.
L'olio di mandorle ottenuto dalla spremitura di mandorle dolci e soprattutto
amare (private della loro essenza velenosa con una distillazione) è un
cosmetico famoso fin dall'antichità. Il latte di mandorle è un ottimo
antinfiammatorio. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è di
etimologia incerta. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: (gennaio)febbraio-marzo.
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Margine della foglia intero
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Margine della foglia dentato
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Foglie con apice ottuso o bilobato. Frutto secco
Pittosporum tobira (Thunb.) W.T. Aiton
Il pittosporo è originario dal Giappone meridionale; dal 1820 ne è
documentata la presenza in Italia, ove è ampiamente utilizzato lungo i
litorali e nelle zone con clima mite. Viene piantato come arbusto
ornamentale e per formare siepi lungo le coste poiché è molto resistente
alla salinità. Il nome generico deriva dal greco 'pitta' (pece) e 'sporos'
(seme), e significa 'semi a rivestimento resinoso', alludendo al fatto che i
semi delle piante appartenenti a questo genere sono ricoperti da una
sostanza appiccicoso-resinosa; il nome specifico deriva dal nome popolare
in giapponese 'tobera'. Forma biologica: fanerofita scaposa/nanofanerofita.
Periodo di fioritura: marzo-maggio.
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Foglie con apice acuto. Frutto carnoso
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Foglie più larghe di 5 cm
Prunus laurocerasus L.
Il lauroceraso è originario dell'Asia Minore e dell'Europa sud-orientale; è
stato diffuso a scopo ornamentale nel resto dell'Europa nel XVI secolo. In
Italia, ove la sua presenza è documentata dal 1558, è ampiamente diffuso a
scopo paesaggistico-ornamentale soprattutto per siepi sempreverdi, grazie
alla sua robustezza ed adattabilità alle potature frequenti. Tende raramente
a spontaneizzarsi senza però diventare invasivo; è segnalato come specie
avventizia in Italia centro-settentrionale (salvo che in Valle d'Aosta e Friuli
Venezia Giulia) e Abruzzo (non ritrovato in tempi recenti in Campania),