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Nome comune:
ciliegio canino.
Morfologia:
arbusto o piccolo
albero caducifoglio alto fino a 6 m, con corteccia compatta,
lucida, grigio-violetta con striature trasversali; rami giovani
pubescenti. Foglie alterne, ovali-cuoriformi, riunite a 3-6 su
brachiblasti, lucide di sopra, a margine dentato con denti
ghiandolari. Fiori bianchi, riuniti a 3-10 in racemi corimbosi.
Frutto a drupa tondeggiante, nerastra e lucida a maturità.
Areale:
Europa, Nord Africa e Asia sud-occidentale.
Habitat:
boschi aperti, radure, siepi, macereti.
Presenza nel Parco:
comune.
169 Picciolo più lungo di 3 cm. Antere rossastre. Frutto non nero, con più semi
Pyrus communis L.
Sinonimi:
incl.
P. pyraster
(L.) Baumg.
Nome comune:
Pero
selvatico, perastro.
Morfologia:
Albero alto fino a 10-20 m,
con rami induriti spinescenti all’apice. Foglie alterne a lamina
da rotondo-ovale a ellittica a ovale-lanceolata, con margine
intero. I fiori, con corolla di cinque petali bianchi lunghi 12-15
mm e sepali persistenti, sono raggruppati in corimbi. Il frutto è
piriforme, portato da un peduncolo largo 1,5-2,8 mm.
Areale:
Eurasiatico.
Habitat:
boschi di latifoglie e loro margini.
Presenza nel Parco:
comune.
Note:
la forma selvatica del pero
si rinviene nei boschi del Parco anche con individui di grandi
dimensioni, in particolare in Val Chiarino. La pianta veniva
risparmiata dal taglio e favorita poiché i frutti costituivano un
ricercato cibo per il bestiame domestico. In passato, i frutti
raccolti e lasciati ad ‘ammezzire’ sulla paglia venivano
consumati anche dagli uomini. Con il legno, pregiato e
ricercato, si realizzavano oggetti preziosi, in particolare le
statue lignee di santi e madonne. Il pero coltivato è diffuso
nelle campagne del Parco, specialmente sul versante aquilano e
teramano dei Monti della Laga e su quello pescarese del Gran
Sasso. Nei territori di Farindola e Capitignano sono state
censite ben undici diverse varietà.
170 Base della foglia non simmetrica
171
170 Base della foglia simmetrica
173
171
Base delle foglie con 3 nervi principali divergenti. Foglie a margine semplicemente
dentato. Frutto carnoso
Celtis australis L. subsp. australis
Nome comune:
bagolaro, spaccasassi.
Morfologia:
albero
caducifoglio alto fino a 25 m con corteccia grigia liscia e
compatta, fessurantesi solo in tronchi longevi. Foglie alterne,
arrotondate o debolmente cuoriformi, asimmetriche alla base ed
acuminate all’apice, verdi-scure e scabre di sopra, verdi-chiare
e pubescenti di sotto, a margine seghettato. Fiori piccoli,
verdastri, solitari o riuniti in piccoli grappoli. Frutto a drupa
tondeggiante di circa 1 cm, nerastra a maturità.
Areale:
Europa,
Nord Africa e Asia occidentale.
Habitat:
siepi, ambienti
ruderali.
Presenza nel Parco:
poco comune.
Note:
il bagolaro
o spaccasassi, un tempo veniva coltivato anche per i suoi
piccoli frutti eduli che, essiccati, potevano essere conservati per
lunghi periodi. Una piccola popolazione selvatica di questo
albero è presente nella Conca di Ofena, sulle balze rupestri
presso la famosa Grotta delle Marmitte. Lo spaccasassi ben si