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e ampiamente spontaneizzato.
Note:
la coltura tradizionale del
melo, nel territorio del Parco, è praticata soprattutto nella
vallata del torrente Raiale, in particolare nei dintorni di
Camarda, da cui il detto popolare ‘
Camarda melo amaru’
,
inoltre nel territorio di Montereale e in quello di Amatrice. Tra
le vecchie varietà di meli, quelle più radicate e diffuse
risultano:
limoncella, zitella, rosa, roscetta
e tante altre.
235 Foglie adulte glabre o quasi di sotto. Frutto più stretto di 4 cm
Malus sylvestris (L.) Mill.
Nome comune:
melo selvatico.
Morfologia:
arbusto o piccolo
alberello con rami numerosi, spinescenti all’apice. Foglie
alterne, con lamina ovata di 2-4 x 3-5 cm, a margine dentato, da
giovani tomentose e a maturità glabre. Infiorescenza
ombrelliforme, con fiori a 5 petali bianco-rosa. Frutto più o
meno globoso.
Areale:
Europa e Asia occidentale.
Habitat:
margini dei boschi di latifoglie e radure.
Presenza nel Parco:
poco comune.
Note:
con i frutti del melo selvatico, sia sui
Monti della Laga che nel settore teramano della catena del Gran
Sasso, veniva prodotto un primitivo sidro denominato ‘
cacce e
mitte
’. Questo nome è correlato all’usanza di prelevare la
bevanda fermentata dalla botte e nel contempo aggiungere
acqua nella stessa. La bevanda veniva sovente colorata di rosso
con i frutti del sambuco.