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volta conficcato al suolo. Cineo divenne così un albero: l'abete. I druidi, antichi sacerdoti dei Celti,
notando che gli abeti rimanevano verdi anche durante l'inverno, li considerarono simbolo di lunga vita e li
onorarono durante le feste invernali. In seguito divenne simbolo del Natale, decorato con ghirlande, con
nastri e frutta colorata, poi si aggiunsero le candeline e, verso la metà del 1800, furono realizzate le palle
di vetro soffiato che sono diventate l'ornamento tradizionale dell'albero. In passato, nella notte di Natale,
era abitudine accendere, anche, un gran ceppo di abete per rendere caldo e confortevole l'ambiente in
segno di ospitalità per la venuta del figlio di Dio.
Si tratta di una specie molto rara, endemica delle Madonie. Fu il Mattei a scoprirne, al Vallone della
Madonna degli Angeli, l'unica popolazione naturale formata da appena 23 individui piuttosto giovani in
una boscaglia degradata dagli incendi e dal pascolo. A causa della minaccia di estinzione, è una specie
protetta.
Etimologia:
Il termine generico deriva dal latino 'abeo-ire' = andare via, svanire, in riferimento alla
notevole altezza raggiunta da alcune specie; il termine specifico significa dei Nebrodi, in riferimento alla
località di origine della specie; in passato infatti, il termine Nebrodi indicava l'intero complesso montuoso
della Sicilia settentrionale includendo anche le Madonie.
9
Foglie non appiattite, senza linee chiare
10
10 Foglie riunite alla base in fascetti di 2
11
10 Foglie addensate in ciuffetti su brevi rami laterali
12
11 Foglie lunghe al massimo 7 cm
Pinus halepensis Mill.
Area d'origine:
Mediterraneo.
Miti e leggende:
Secondo la mitologia greca,
quest'albero sempreverde, nasce da Pitis, una
bella ninfa che aveva per pretendenti il dio
Pan e il dio Borea. Poiché Pitis era
innamorata di Pan scelse di legarsi a lui.
Borea, il freddo vento del nord, adirato, per
vendicarsi, soffiò così forte da far precipitare
Pitis da una scogliera. Gea, la dea Terra,
avendo pietà della sfortunata ninfa, la
trasformò in un pino. Secondo la leggenda, la
resina che si vede talvolta sulle cortecce dei
pini sono le lacrime di Pitis.
Secondo una leggende dell'antica Roma,
invece, il culto del pino era legato a Attis e a
Cibale, divinità di origine greca. In occasione dei riti in loro onore, veniva tagliato il pino sacro che
successivamente veniva portato nel tempio e, avvolto in bende, decorato di fiori. I romani consideravano
il pino, anche, simbolo di fecondità. Virgilio racconta che le fiaccole per le nozze erano fatte con il legno
di pino.
Il pino che rappresentava simboli importanti nella tradizione pagana (immortalità, fecondità), fu perciò
considerato dai primi cristiani un albero negativo, tanto che furono abbattute intere foreste.
Successivamente divenne, anche per il cristianesimo, simbolo di eternità, poiché i suoi aghi rimanevano
sempre verdi; da esso ricavavano, anche, un incenso odoroso utilizzato le cerimonie.
Etimologia:
Il nome generico è quello usato dai Romani, che deriva - attraverso il greco 'pitus' - dal
sanscrito 'pitu' = resina. Il nome specifico allude alla città siriana di Halep (Aleppo), dove questa pianta
cresceva spontanea.
11 Foglie più lunghe di 7 cm
Pinus pinea L.
Sinonimi:
Pinus sativa
Lam.