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Il fico è una specie di origine mediterranea estesa all'Asia
occidentale, da noi di introduzione precolombiana come altre specie
legnose di interesse economico (
Castanea
,
Celtis
,
Juglans
). È
presente in tutta Italia, spontaneo o coltivato, dal livello del mare
agli 800 m, anche come piccolo arbusto su muri ed in stazioni
rupestri soleggiate. Le infruttescenze sono costituite da numerosi
acheni (i veri frutti) dentro un'urna (il sicono ingrossato)
esternamente verde o violetta; nel fico selvatico maturano in tre
epoche diverse: 1) i profichi (o fichi fiori), sviluppantisi dalle
gemme dell'anno precedente e maturanti a giugno-luglio, con fiori
maschili e femminili gallicoli brevistili; 2) i forniti (o mammoni o
fichi propriamente detti), sviluppantisi nell'annata e maturanti in
agosto-settembre con fiori sia maschili (pochi) che fiori femminili
brevistili e longistili; 3) i cratiri (o mamme o fichi tardivi), che si
formano in autunno e svernano maturando nella primavera seguente,
con soli fiori femminili gallicoli. La formazione e maturazione dei
frutti del fico selvatico (o caprifico) è possibile solo se avviene la
fecondazione da parte di un insetto, la
Blastophaga psenes
. Nei
cratiri in autunno le femmine depongono le uova entro gli ovari
brevistili, trasformandoli in galle, da cui alla fine dell'aprile
successivo si sviluppa la prima generazione; le femmine fecondate
escono e penetrano nei profichi, deponendo le uova nei fiori gallicoli
e dando così origine alla seconda generazione di insetti, i quali, dopo
circa due mesi, uscendo e caricandosi di polline, entrano nei forniti e
li fecondano, facendoli maturare. Anche i frutti del fico domestico si
evolvono e vengono fecondati dalle femmine dei pronubi, ma,
avendo soltanto fiori longistili, non consentono l'ovodeposizione.
Esistono anche varietà partenocarpiche autofecondanti, che non
necessitano della così detta 'caprificazione', cioè della vicinanza dei
fichi selvatici. La disseminazione avviene soprattutto per opera di
uccelli. Il nome generico deriva dal greco 'sycos' (fico), quello
specifico allude alla Caria, regione dell'Asia Minore da cui si
riteneva che la pianta provenisse. Forma biologica: fanerofita
scaposa. Periodo di fioritura: febbraio-marzo (maturazione: giugno-
luglio); maggio-giugno (maturazione: luglio-ottobre); settembre
(maturazione: dicembre-aprile).
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Piante non laticifere
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Arbusto con foglie densamente pelose sulla pagina inferiore e sui piccioli
Broussonetia papyrifera (L.) Vent.
Specie di origine asiatico-orientale introdotta in Europa nella metà
del XVII secolo ed oggi presente come avventizia in quasi tutta
Italia, dal livello del mare ai 600 m circa. Cresce in ambienti
ruderali, compresi i muri, ma è anche un alberello ornamentale
spesso piantato lungo le strade. A volte diviene dominante, forse per
allelopatia, assieme ad ailanto e robinia. Dalla sua corteccia si
ricavano, per macerazione, fibre molto lunghe usate in Giappone
nella produzione di una carta pregiata, nota col nome di carta cinese
o carta di seta, e in Polinesia per produrre filati e tessuti. In Cina la
pianta viene utilizzata in sostituzione del gelso per l'allevamento dei
bachi da seta. Il genere è dedicato al naturalista francese P. M. A.
Broussonet (1761-1807). Il nome specifico fa riferimento all'utilizzo
della pianta per la produzione di carta: 'papyros', infatti, è la pianta
da cui gli antichi Egizi ricavavano la carta. Forma biologica:
fanerofita cespitosa (fanerofita scaposa). Periodo di fioritura:
maggio-giugno.