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Specie di origine asiatico-orientale introdotta in Europa nella metà
del XVII secolo ed oggi presente come avventizia in quasi tutta
Italia, dal livello del mare ai 600 m circa. Cresce in ambienti
ruderali, compresi i muri, ma è anche un alberello ornamentale
spesso piantato lungo le strade. A volte diviene dominante, forse per
allelopatia, assieme ad ailanto e robinia. Dalla sua corteccia si
ricavano, per macerazione, fibre molto lunghe usate in Giappone
nella produzione di una carta pregiata, nota col nome di carta cinese
o carta di seta, e in Polinesia per produrre filati e tessuti. In Cina la
pianta viene utilizzata in sostituzione del gelso per l'allevamento dei
bachi da seta. Il genere è dedicato al naturalista francese P. M. A.
Broussonet (1761-1807). Il nome specifico fa riferimento
all'utilizzo della pianta per la produzione di carta: 'papyros', infatti,
è la pianta da cui gli antichi Egizi ricavavano la carta. Forma
biologica: fanerofita cespitosa (fanerofita scaposa). Periodo di
fioritura: maggio-giugno.
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Foglie mai profondamente lobate
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Picciolo più lungo di 4 cm. Frutti portati da lunghi peduncoli muniti di un'ala trasversale
(tigli)
Tilia cordata Mill.
Il tiglio selvatico è un albero europeo presente in tutta l'Italia
continentale salvo che in Puglia e forse in Umbria, con optimum
nella fascia montana inferiore. Cresce nei boschi freschi di latifoglie
decidue su suoli limoso-argillosi profondi, ricchi in basi, spesso alla
base di pendii esposti a nord. I fiori e le brattee sono usati in
erboristeria per la preparazione di tisane calmanti ed emollienti.
Oggi i tigli (spesso in varietà ibridogene) riempiono gli spazi di
verde ritagliati nelle nostre città, poiché resistono bene
all'inquinamento atmosferico. I Romani utilizzavano la corteccia,
tagliata in strisce, seccata e successivamente macerata, per ricavarne
delle fibre usate nella fabbricazione di corde, tessuti e nella
preparazione delle 'vincula tiliae', bende per fasciare le ferite. È una
specie molto longeva, che può vivere anche più di 1000 anni. Il
nome generico, già in uso presso i Romani, deriva dal greco 'ptilon'
(ala), in riferimento alla brattea del peduncolo fruttifero che funge
da ala durante la disseminazione facilitata dal vento; quello
specifico significa 'cuoriforme' ed allude alla forma delle foglie.
Forma biologica: fanerofita cespitosa/fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: maggio-giugno.
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Picciolo più breve di 4 cm. Frutto carnoso, simile ad una mora
Morus alba L.
Il gelso bianco, originario dell'Asia orientale, è stato introdotto in
Europa probabilmente nel XII secolo per l'allevamento del baco da
seta che lo preferisce al gelso nero. La presenza in Italia è
documentata dal 1434. È ampiamente coltivato nella zona
submediterranea, ed è segnalato come specie avventizia in quasi
tutta Italia. Cresce in filari, siepi, ai margini degli abitati. I frutti
sono commestibili, anche se quasi mai appaiono sul mercato per la
loro breve durata. Il nome generico è quello utilizzato dagli antichi
Romani per indicare il gelso nero, pianta da loro già conosciuta
perché originaria dell'Asia Minore; deriva a sua volta dal greco
antico 'meros' (parte), in riferimento all'infruttescenza formata da
tanti piccoli frutti con involucro carnoso; il nome specifico si
riferisce sempre ai frutti ma questa volta al loro colore prevalente