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Il genere
Cotoneaster
include numerosissime specie provenienti da diverse
aree dell'emisfero settentrionale. Molte di esse sono state soggette ad
ibridazione con la creazione di svariate cultivar oggi ampiamente diffuse in
parchi e giardini. In Italia esistono alcune specie spontanee di
Cotoneaster
,
ma quelle presenti in parchi e giardini derivano da specie quasi sempre
importate in Europa per uso ornamentale. Il nome generico deriva dal greco
'kydonéa' (cotogno) per la somiglianza delle foglie di alcune specie con
quelle del melo cotogno (molto pelose di sotto); quello specifico deriva dal
greco e significa 'a foglie piccole'.
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Foglie non sempreverdi, non coriacee, pelose al margine
Fagus sylvatica L. subsp. sylvatica
Il faggio è un albero europeo che domina le foreste della fascia montana
dalle Alpi alla Sicilia (in Sardegna è presente solo nei rimboschimenti
artificiali). È sopravvissuto alle glaciazioni sulle montagne dell'Europa
meridionale, e successivamente si è esteso verso nord sino alla Scandinavia
meridionale. Nella nostra regione è diffuso dai primi rilievi alla fascia
subalpina delle Alpi; in Carso è spontaneo solo in pochi siti, tra cui Nasirec
in Slovenia, altrove è stato piantato ma senza prospettive di rinnovamento;
ove è spontaneo appare isolato in boschi freschi ed ombrosi di dolina.
Cresce su suoli profondi, freschi, ben drenati. La specie ha grande
importanza forestale ed economica per il legname duro e di colore roseo,
che si lavora facilmente ed è impiegato per fabbricare mobili, traversine
ferroviarie, lavori da intaglio e per produrre cellulosa. Il legno ed il carbone
sono ottimi combustibili, tanto che in passato il mestiere del 'carbonaio' era
molto diffuso sulle montagne appenniniche. I semi (faggiole) venivano un
tempo utilizzati sia per l'alimentazione umana che degli animali domestici,
soprattutto maiali, ma sono debolmente tossici per saponine ed acido
ossalico. Il faggio viene spesso utilizzato anche come pianta ornamentale
nei parchi. Può vivere più di 300 anni. Il nome generico è quello che
utilizzavano già gli antichi Romani; il nome specifico, dal latino 'sylva'
(selva), allude all'habitat boschivo e si riferisce al suo ruolo dominante
nelle foreste di montagna. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di
fioritura: maggio.
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Foglie sempreverdi, coriacee, non pelose al margine
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Fiori senza petali. Frutto a ghianda
Quercus ilex L. subsp. ilex
Il leccio è l'albero mediterraneo per eccellenza, presente allo stato
spontaneo in tutte le regioni d'Italia salvo che in Valle d'Aosta, ma molto
più abbondante nell'Italia mediterranea. Nella nostra regione ha
distribuzione prealpico-carsica, ricordo di interglaciali caldi che ne hanno
favorito l'espansione verso nord; in Carso domina la macchia mediterranea
relitta su calcare tra Grignano a Duino, ma appare isolato anche in Val
Rosandra. È la specie dominante nei residui boschi di sclerofille
sempreverdi della macchia mediterranea, su suolo preferibilmente acido; ai
margini dell'areale cresce anche nei boschi decidui o in habitat rupestri in
siti caldo-aridi, su suoli calcarei primitivi e ricchi in scheletro. Ha limitati
impieghi artigianali, essendo il legno molto duro e resistente alle alterazioni
ma difficile da lavorare e stagionare; viene comunque usato per oggetti
sottoposti a forti sollecitazioni e usura, come parti di attrezzi agricoli, pezzi
per torchi, presse e imbarcazioni, ecc. La corteccia è usata per la concia
delle pelli, perché ricca in tannini. Le ghiande sono impiegate
nell'alimentazione dei maiali; un tempo venivano usate anche dall'uomo,
torrefatte, come surrogato del caffè. Il nome generico, già in uso presso gli
antichi, è di etimologia incerta, potrebbe derivare da due parole celtiche,
'kaer' e 'quer' (bell'albero), cioè 'l'albero per eccellenza'; secondo altri deriva
dal greco, indicando il legno ruvido delle piante di questo genere; il nome
specifico, che forse deriva da una radice celtica che significa 'punta', è
quello dato dai Romani all'agrifoglio, per la frequente presenza anche nel
leccio di foglie subspinose. Forma biologica: fanerofita scaposa (fanerofita
cespitosa). Periodo di fioritura: aprile-giugno.