5
1
Foglie aghiformi o squamiformi
2
1
Foglie non aghiformi né squamiformi
14
2
Foglie squamiformi
3
2
Foglie aghiformi
6
3
Rami tendenti a disporsi su piani verticali. Pigne ovali, con degli uncini all'apice delle
squame
Platycladus orientalis (L.) Franco
Specie endemica della Cina nordoccidentale dove vive in aree con clima
secco e freddo, è stata introdotta in Europa verso la metà del '700; è l'unica
specie del genere
Platycladus
e un tempo veniva inclusa nel genere
Thuja
.
In Europa è ampiamente utilizzata a scopo ornamentale grazie alla rapida
crescita ed alla resistenza all'inquinamento, e ne sono state selezionate
numerose cultivar; è presente come avventizia in alcune regioni dell'Italia
centro-settentrionale, dal livello del mare agli 800 m circa. Ha scarsa
tendenza ad inselvatichirsi ad opera degli uccelli presso gli abitati e a volte
in luoghi rupestri, come le cave abbandonate del colle di Medea e della
bassa Val Rosandra. In Oriente la specie viene spesso chiamata 'albero
della vita' per la sua longevità e viene frequentemente piantata nei pressi
dei templi; il legno viene utilizzato per costruzioni e bruciato a mo' di
incenso. Tutte le parti della pianta sono velenose a causa della presenza di
tuione. Il vecchio nome generico (
Thuja
) deriva dal greco 'thyon' (albero
odoroso), facendo riferimento alla resina un tempo bruciata al posto
dell'incenso per riti religiosi. Il nuovo nome generico in greco significa 'a
rami appiattiti'. Il nome specifico allude all'area d'origine della pianta
rispetto
all'Europa,
l'oriente.
Forma
biologica:
fanerofita
cespitosa/fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: marzo-aprile.
3
Rami non tendenti a disporsi su piani verticali. Pigne
sferiche
4
4
Piccolo arbusto. Pigne larghe meno di 1 cm
Juniperus horizontalis Moench
È una pianta originaria della parte settentrionale del Nord America. Dalla
specie selvatica sono state selezionate più di cento cultivar ad uso
prettamente ornamentale, ampiamente diffuse in parchi e giardini di tutta
Europa. Presenta due tipi di foglie: quelle dei getti giovani sono aghiformi,
quelle dei rami vecchi sono squamiformi. Il nome generico, già in uso
presso i Romani, è di origine controversa: forse deriva dal latino 'iùnix'
(giovenca) e 'pàrio' (do alla luce), alludendo al fatto che una delle specie
(
Juniperus sabina
L.) veniva somministrata alle vacche per favorire il
parto, oppure da 'iùnior' (più giovane) e 'pàrio' (do alla luce), perché
produce sempre nuovi germogli; il nome specifico allude al portamento
strisciante dell'arbusto.
4
Alberi. Pigne larghe almeno 1 cm
5
5
Foglie di color verde scuro
Cupressus sempervirens L.
Specie originaria dell'Asia Minore e del Mediterraneo orientale, da tempi
antichissimi molto utilizzata in Italia sia a scopo ornamentale sia negli
impianti di rimboschimento, ma senza alcuna tendenza a spontaneizzarsi. Il
cipresso è stato introdotto in Italia forse dagli Etruschi e poi si è diffuso
entrando stabilmente fra i componenti del nostro paesaggio. Tollera la
siccità e si adatta a qualsiasi terreno, ma è soggetto a malattie crittogamiche
e a parassiti animali: il fungo
Coryneum cardinale
Wag. ha minacciato
l'esistenza dei cipressi italiani. Il cipresso è ampiamente coltivato per il suo
portamento, che lo rende adatto alla realizzazione di giardini all'italiana e
alberature stradali, siepi frangivento e rimboschimenti. Le foglie, i rami e le
pigne hanno impiego officinale, dalla corteccia si ricava per distillazione un
olio essenziale usato in profumeria. Il nome del genere è quello comune
presso i Romani, derivato dal greco 'kypárissos', che origina da 'kuo' (io
genero, produco germogli) e 'párisos' (simile, uguale), in riferimento