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Foglie palmate
Aesculus hippocastanum L.
L'ippocastano è un albero ornamentale di origine balcanico-asiatica
introdotto da Clusius nei giardini imperiali di Vienna nel 1576 e poi diffuso
in tutto l'Impero, per cui oggi è comune nell'Italia nord-orientale. In Italia si
trova in quasi tutte le regioni, in particolare al Nord, dalla pianura fino a
1200 m. È coltivato, anche nella nostra regione, in viali, parchi e giardini.
A volte è subspontaneo nei boschi termofili della fascia collinare. Le
alberature sono oggi attaccate da un lepidottero (
Cameraria ohridella
) che
causa il precoce appassimento delle foglie. Alcune parti della pianta sono
velenose se ingerite (tra queste i frutti e il nettare). I semi contengono
saponine e servivano a produrre sapone in tempo di guerra. Il nome
generico era già in uso presso i Romani che però con esso designavano una
quercia. Il nome specifico deriva dal greco 'hippos' (cavallo), e 'kastano'
(castagna), per l'aspetto dei frutti, utilizzati in Oriente come alimento per i
cavalli. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-
maggio.
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Foglie pennate
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Foglie non odorose. Infiorescenze non ombrelliformi. Frutto secco, alato
Fraxinus ornus L. subsp. ornus
L'orniello è una specie mediterraneo-pontica presente in tutte le regioni
d'Italia. La distribuzione regionale è estesa a tutto il territorio; in Carso è
comunissimo ovunque. Cresce in boschi aperti, nei mantelli, su substrati sia
calcarei che marnoso-arenacei, soprattutto con il carpino nero, ma anche in
boschi più maturi di querce, dal livello del mare alle faggete termofile della
fascia montana inferiore. In Italia meridionale la linfa è utilizzata per la
produzione della manna, sostanza zuccherina contenente mannite con
deboli proprietà lassative, che viene estratta con incisioni praticate nella
corteccia e lasciata rapprendere all'aria. Il nome generico, già utilizzato da
Plinio il Vecchio, deriva dal greco 'frasso' (difendo), forse per l'uso
dell'orniello come pianta per siepi; il nome specifico in latino significa
'ornamentale'. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura:
aprile-maggio.
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Foglie di odore sgradevole se sfregate tra le dita. Infiorescenze ombrelliformi. Frutto
carnoso
Sambucus nigra L.
Il sambuco nero è una specie subatlantico-sudeuropea presente in tutte le
regioni d'Italia. Nella nostra regione è ampiamente diffusa; in Carso è
comune ovunque. Originario di boschi di forra freschi ed umidi si è poi
diffuso in ambienti disturbati ed è oggi comunissimo presso gli abitati, su
suoli limoso-argillosi piuttosto freschi, ricchi in basi ed in composti azotati,
da neutri a subacidi, dal livello del mare alla fascia montana superiore. È
una pianta da cui si possono estrarre varie sostanze, tra cui tannino,
saccarosio, olio essenziale, coloranti, cera e resine; per questo è utilizzata
nella medicina popolare. I fiori sono utilizzati per preparare bevande, i
frutti per sciroppi, marmellate, succhi e liquori. Le foglie sono tossiche. Si
adatta molto bene ai diversi tipi di terreno e clima e può vivere sino a circa
50 anni. Il nome generico deriva dal greco 'sambuke', uno strumento
musicale costruito con legno tenero; il nome specifico allude al colore nero
dei frutti. Forma biologica: fanerofita cespitosa. Periodo di fioritura: aprile-
giugno.
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Foglie lobate
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Foglie non lobate
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Foglie con 3 lobi. Frutto carnoso
Viburnum opulus L.
Il viburno palla di neve è spontaneo in Europa, Asia e Africa nord-
occidentale. È presente in quasi tutta l'Italia continentale, salvo che in
Puglia, Calabria e forse Valle d'Aosta, ma è più diffuso nelle regioni
settentrionali. La distribuzione regionale si estende su tutto il territorio