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Il tiglio selvatico è un albero europeo diffuso in regione dalla costa alla
fascia montana, con ampie lacune nella bassa pianura. In Carso è spesso
coltivato nei villaggi presso le chiese, ma non è raro anche allo stato
spontaneo. Cresce nei boschi freschi su suoli limoso-argillosi profondi,
ricchi in basi, spesso alla base di pendii esposti a nord, con
Acer
campestre
,
A. platanoides
,
Quercus petraea
etc. Il nome generico, già in
uso presso i Romani, deriva dal greco 'ptilon' ('ala'), in riferimento alla
brattea del peduncolo fruttifero che funge da ala durante la
disseminazione facilitata dal vento, quello specifico significa 'cuoriforme'
ed allude alle foglie. I fiori e le brattee sono usati in erboristeria per la
preparazione di tisane calmanti ed emollienti. Forma biologica: fanerofita
cespitosa/fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
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Arbusti o alberelli più bassi di 10 m a maturità. Frutti non portati da
un peduncolo munito di ala
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Picciolo coperto di ghiandole (lente!). Frutto secco (nocciola). Foglie mai lobate
Corylus avellana L.
Il nocciolo è una specie europea con tendenza subatlantico-
submediterranea, diffusa in tutta la regione sino alla fascia montana. In
Carso è comune solo nei boschi di dolina e nei loro mantelli (
Galantho-
Coryletum
), in cui è spesso dominante. Cresce su suoli limoso-argillosi
profondi, freschi, umiferi, ricchi in basi e composti azotati, con geofite
quali
Corydalis cava
,
Galanthus nivalis
,
Helleborus odorus
var.
istriacus
etc. Il nome generico deriva dal greco 'koris' (elmo) per l'involucro
ricoprente i frutti; il nome specifico deriva dalla città di Avellino
(Avella), nota sin dai tempi dei Romani per la produzione di nocciole. Le
qualità alimentari della nocciola sono note fin dall’antichità: sono un
alimento energetico di grande valore e una preziosa fonte di vitamine e
minerali. L'industria dolciaria utilizza la farina di nocciole per la
produzione di nocciolati, torroni e pasta di gianduia (creata quando
Napoleone bloccò l'importazione delle spezie e si verificò una penuria di
cacao). L'alta capacità pollonifera ha favorito la coltivazione come pianta
ornamentale e da frutto. Il legno, ottimo combustibile, è utilizzato anche
per palerie. Forma biologica: fanerofita cespitosa. Periodo di fioritura:
marzo-aprile.
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Picciolo senza ghiandole. Frutto carnoso, a forma di mora. Alcune foglie spesso lobate
Broussonetia papyrifera (L.) Vent.
Specie di origine asiatico-orientale introdotta in Europa nella metà del
XVII secolo ed oggi diffusa in tutta la parte meridionale della regione. In
Carso è comune ovunque. Cresce in ambienti ruderali, compresi i muri,
ma è anche un alberello ornamentale spesso piantato lungo le strade. A
volte diviene dominante - forse per allelopatia - assieme ad
Ailanthus
altissima
e
Robinia pseudacacia
. Il genere è dedicato al naturalista
francese P. M. A. Broussonet (1761-1807). In Asia era utilizzata per
produrre carta, da cui il nome specifico. Forma biologica: fanerofita
cespitosa (fanerofita scaposa). Periodo di fioritura: maggio-giugno.
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Pianta sempreverde con foglie coriacee con forte odore di alloro
Laurus nobilis L.
L'alloro è un albero mediterraneo-atlantico di antica introduzione in
regione, ove anche grazie ai merli che ne diffondono i semi è diffuso
anche allo stato subspontaneo. In Carso è piuttosto comune, soprattutto
su substrati arenacei freschi ove con l'edera ed il pungitopo forma piccole
oasi di laurofille sempreverdi. Le foglie sono notissime come
condimento. I frutti contengono olii essenziali ed un grasso impiegato in
profumeria. La pianta è tradizionale simbolo di gloria e di affermazione:
la 'laurea' deriva da essa il suo nome. Forma biologica: fanerofita
cespitosa (fanerofita scaposa). Periodo di fioritura: marzo-aprile.
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Piante decidue con foglie senza odore di alloro
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Foglie fortemente odorose se sfregate tra le dita