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Alberi, liane, oppure arbusti più alti di 50 cm a maturità
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Piante erbacee, oppure arbusti più bassi di 50 cm
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Foglie aghiformi o squamiformi
3
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Foglie non aghiformi né squamiformi
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Foglie squamiformi
Cupressus sempervirens L.
Specie originaria dell’Asia Minore e del Mediterraneo orientale, da tempi
antichissimi molto utilizzata in Italia sia a scopo ornamentale sia negli
impianti di rimboschimento, ma senza alcuna tendenza a spontaneizzarsi.
Il cipresso è stato introdotto in Italia in epoca antichissima forse dagli
Etruschi e poi si è diffuso entrando stabilmente fra i componenti del
nostro paesaggio. Il genere è il nome comune latino, derivato dal greco
'kypárissos', che origina da 'kuo' = io genero, produco germogli e 'párisos'
= simile, uguale, in riferimento all'accrescimento simmetrico della pianta.
Il nome specifico in latino significa 'sempreverde'. Tollera la siccità e si
adatta a qualsiasi terreno, ma è soggetto a malattie crittogamiche e a
parassiti animali. Il fungo
Coryneum cardinale
Wag. ha minacciato
l'esistenza dei cipressi italiani. Il cipresso è ampiamente coltivato per il
suo portamento, che lo rende adatto alla realizzazione di giardini
all'italiana e alberature stradali, siepi frangivento e rimboschimenti. Le
foglie, i rami e le pigne hanno impiego officinale, dalla corteccia si ricava
per distillazione un olio essenziale usato in profumeria. Forma biologica:
fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: febbraio-maggio.
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Foglie aghiformi
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Albero molto più alto di 4 m. Foglie riunite in fascetti di 2, più lunghe di 4 cm. Infruttescenza a pigna,
legnosa
Pinus nigra J.F. Arnold subsp. nigra
Il pino nero è un albero sudest-europeo-montano, con stazioni primarie
limitate ad Alpi e Prealpi calcareo-dolomitiche e all'Appennino centrale.
Il nome generico deriva dal latino 'pix, picis' = pece, resina, essudato
della pianta, da 'pic' = pungere o 'pi' = stillare, oppure dal celtico 'pen' =
testa per la forma della chioma. È ampiamente utilizzato per
rimboschimento o a scopo ornamentale anche al di fuori del suo areale
naturale. In regione le stazioni primarie sono limitate ad Alpi e Prealpi
calcareo-dolomitiche. In Carso è stato introdotto dalla metà dell'800 ed è
divenuto ubiquitario ed invasivo, partecipando al rimboschimento
naturale delle lande con grande successo riproduttivo. Forma biologica:
fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Cespugli più bassi di 4 m a maturità. Foglie disposte in verticilli, più
brevi di 4 cm. Infruttescenza sferica, un po' carnosa
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Foglie (in realtà sono fusti modificati!) senza strie chiare di sopra. Fiori con petali
Asparagus acutifolius L.
Specie stenomediterranea diffusa soprattutto nella parte orientale della
regione, dalla costa fino alla conca di Tolmezzo ove è però rara. È
frequente in Carso, soprattutto sui versanti meridionali, ove sottolinea -
con
Lonicera etrusca
e
Pistacia terebinthus
- gli aspetti più caldi dei
margini di bosco, sia su calcare assieme ad
Osyris alba
, che su flysch
come nel Muggesano - con
Spartium junceum
(
Asparago-Spartietum
). I
germogli sono commestibili previa cottura. I frutti sono tossici. Il nome,
che deriva dal greco 'aspharagos' = germoglio, era già in uso in antichità.
Forma biologica: geofita rizomatosa/nanofanerofita. Periodo di fioritura:
agosto-settembre.
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Foglie con una o due strie chiare di sopra. Fiori senza petali
Juniperus communis L.