Sile2 - page 64

60
Calabria. Cresce in boschi aperti di latifoglie decidue, in arbusteti e nelle siepi, su suoli limoso-
argillosi da freschi a subaridi, ricchi in basi e composti azotati, con optimum nella fascia
submediterranea. La specie viene anche coltivata a scopo ornamentale e per formare siepi miste e
può vivere 30-50 anni. Quasi tutte le parti della pianta sono tossiche, inclusi i frutti. Il nome del
genere è molto antico e di etimologia incerta: potrebbe derivare dal latino ‘viere’ (legare,
intrecciare), in riferimento alla flessibilità dei rami di alcune specie, utilizzati un tempo per costruire
ceste, oppure da ‘vovorna’ (dei luoghi selvatici); il nome specifico si riferisce alla somiglianza delle
foglie con quelle di un arbusto tropicale con lo stesso nome. Forma biologica: fanerofita
cespugliosa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Viburnum opulus
L.
Il viburno palla di neve è un albero spontaneo in Europa, Asia e Africa nord-occidentale, presente in
tutte le regioni dell’Italia continentale salvo che in Puglia, Calabria e forse Valle d’Aosta, ma più
diffuso nelle regioni settentrionali. Cresce in boschi umidi alveali di latifoglie decidue, nelle
pioppete e nelle siepi, dal livello del mare alla fascia montana inferiore. È una pianta rustica e facile
da coltivare, utilizzata per la formazione di siepi in interventi di rinaturalizzazione e per scopi
ornamentali; in questo caso è ampiamente coltivata la cultivar ‘roseum’, con infiorescenze globose
costituite interamente da fiori sterili. Tutte le parti della pianta, compresi i frutti, sono tossiche. Il
nome del genere è molto antico e di etimologia incerta: potrebbe derivare dal latino ‘viere’ (legare,
intrecciare), con allusione alla flessibilità dei rami di alcune specie, utilizzati un tempo per costruire
ceste, oppure da ‘vovorna’ (dei luoghi selvatici); il nome specifico era utilizzato dai Romani per
indicare un acero, probabilmente l’acero campestre, localmente chiamato tuttora ‘opi’, e si riferisce
alla somiglianza delle foglie lobate con quelle dell’acero. Forma biologica: fanerofita cespugliosa.
Periodo di fioritura: maggio-giugno.
Vitis vinifera
L. subsp.
sylvestris
(C.C. Gmel.) Hegi
La vite è una liana decidua tipicamente mediterranea, oggi coltivata in tutte le aree del globo con
clima di tipo mediterraneo (California, Cile centrale, Sudafrica, Australia meridionale). I primi
riferimenti storici alla vite e al vino si trovano tra i Sumeri nell’Epopea di Gilgamesh (III millennio
a.C.); testimonianze della coltura si hanno in numerosi geroglifici Egizi, presso i quali il vino era
bevanda riservata ai sacerdoti, agli alti funzionari e ai re. Furono i Greci ad introdurre la
vitivinicoltura in Europa, già in epoca minoica. Esiodo descrive in dettaglio pratiche di vendemmia
e di vinificazione e numerosi sono i riferimenti alla vite e al vino anche in Omero. Ai coloni greci si
deve l’introduzione della viticoltura in Italia meridionale, dove la pianta incontrò condizioni
climatiche e pedologiche ideali, al punto da far meritare alla regione il nome di Enotria. Studi
paleontologici hanno però dimostrato che la pianta della vite era già diffusa in Italia, in particolare
in Toscana, dove esisteva prima della comparsa degli Etruschi. I Romani perfezionarono
ulteriormente le tecniche vitivinicole apprese dagli Etruschi, come illustrato da numerose opere, in
cui si ritrovano concetti biologici e tecniche di coltura tuttora validi. Nel XIX secolo due malattie
fungine e un insetto provenienti dall’America sconvolgono la vite: la peronospora della vite, l’oidio
e la fillossera, che distrussero vaste estensioni di vigneti tra il 1870 e il 1950. I coltivatori furono
costretti a innestare i vitigni sopravvissuti su specie (e ibridi) di origine americana (
Vitis
berlandieri
,
V. rupestris
e
V. riparia
), resistenti alla fillossera, e a utilizzare regolarmente prodotti
fitosanitari come lo zolfo e il rame per contrastare l’oidio e la peronospora. A volte appare anche
allo stato subspontaneo, in arbusteti e siepi presso gli abitati rurali ed in vegetazioni ruderali, su
suoli limoso-argillosi mediamente profondi, neutro-subacidi, ricchi in composti azotati. La vite
silvestre, uno dei progenitori della vite coltivata, è diffusa dall’Europa meridionale all’Asia
occidentale e presente in quasi tutte le regioni dell’Italia centro-settentrionale, in Sardegna e in
Campania. Cresce in boschi caducifogli aperti, soprattutto quercete e cerrete, al di sotto della fascia
montana. Il nome generico è il nome latino della vite, che deriva da ‘viere’ (legare), quello della
sottospecie allude all’habitat boschivo. Forma biologica: fanerofita lianosa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
1...,54,55,56,57,58,59,60,61,62,63 65,66,67,68
Powered by FlippingBook