La dafne alpina di Scopoli è un'entità appartenente ad una specie eurosiberiana presente, con due sottospecie, lungo tutto l'arco alpino e nell'Appennino centro-settentrionale; questa sottospecie ha distribuzione mediterraneo-montana occidentale e in Italia è presente solo nelle regioni del Triveneto. La distribuzione regionale è di tipo alpico-carsico, e la specie è piuttosto rara e non supera la fascia montana; in Carso ha distribuzione molto sparsa (M. Sabotino, Contovello, Val Rosandra, M. Stena e M. Cocusso) ed è solo localmente comune. Cresce su rupi calcaree, in grize, macereti, negli aspetti più aridi delle lande, su suoli calcarei ricchi in scheletro, dai 300 ai 1700 m circa. Tutte le parti della pianta sono estremamente velenose per la presenza di un glucoside (dafnina). Le dafne sono note fin dall'antichità per le loro qualità farmacologiche, ma il loro uso è molto pericoloso, e spesso il solo contatto con l'epidermide causa arrossamenti e vesciche sulla pelle. Il nome generico deriva da 'dàphne', nome greco dell'alloro, per le foglie sempreverdi di alcune specie, soprattutto D. laureola; la sottospecie è dedicata a Giovanni Antonio Scopoli (1733-1788), medico a Idria e poi professore a Pavia, uno dei maggiori studiosi della flora slovena. Forma biologica: camefita fruticosa/nanofanerofita. Periodo di fioritura: aprile-giugno. Rara nel Parco, sul Monte Plauris-Lavara e sul Monte Canin.

Nome italiano: Dafne alpina di Scopoli (Italia).