La falsa ortica purpurea è una pianta annua a vasta distribuzione eurasiatica di antica introduzione ai margini dell'areale (archeofita), diffusa in tutte le regioni d’Italia. La distribuzione regionale si estende su tutto il territorio; in Carso la specie è abbastanza frequente. Cresce in ambienti ruderali, nei giardini, in vigne e coltivi, ai margini di viottoli e muretti, nelle discariche, su suoli sabbioso-argillosi sciolti, neutri, abbastanza freschi ma subaridi d'estate, ricchi in composti azotati ma poveri in calcio e humus, dal livello del mare alla fascia montana inferiore. I getti giovani sono commestibili previa cottura. Il nome generico proposto da Linneo è tratto da Plinio: deriva forse dal greco 'laimos' (fauci, gola), alludendo all'aspetto della corolla; il nome specifico si riferisce al colore delle foglie superiori, che sono spesso arrossate. Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: marzo-ottobre. Rara nel Parco, osservata presso Tugliezzo, Povici, Musi e Uccea.

Nome italiano: Besia salvadega (Lombardia, Lodi), Cicia bossì (Lombardia, Brescia), Cicialatte (Lombardia, Pavia), Ciollet (Piemonte), Ciucet (Piemonte), Dolcimele (Toscana, Pisa), Falsa-Ortica purpurea (Italia), Lacion (Lombardia, Milano), Lamio purpureo (Italia), Marrobio (Toscana, Scandicci), Mentaster salvadegh (Emilia-Romagna, Reggio), Ortica che non punge (Toscana), Ortiga falsa (Veneto, Istria), Urtia fola (Piemonte), Urtia mata (Piemonte), Urtia morta (Piemonte), Urtia muta (Piemonte), Urtiga smesdga (Emilia-Romagna, Reggio), Urtije muarte (Friuli), Urtije salvadie (Friuli).