Vitis vinifera L. subsp. sylvestris (C.C. Gmel.) Hegi


BASELLACEAE Raf.
Caryophyllales Juss. ex Bercht. & J.Presl
Caryophyllanae Takht.

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© Dipartimento di Scienze della Vita, Università di Trieste
Andrea Moro
Comune di Firenze, Giardino dei Semplici, Toscana, Italia
06/05/2017
Distributed under CC BY-SA 4.0 license.





La vite è una liana decidua tipicamente mediterranea, oggi coltivata in tutte le aree del globo con clima di tipo mediterraneo (California, Cile Centrale, Sudafrica, Australia meridionale). I primi riferimenti storici alla vite e al vino si trovano tra i Sumeri nell'Epopea di Gilgamesh (III millennio a.C.); testimonianze della coltura si hanno in numerosi geroglifici Egizi, presso i quali il vino era bevanda riservata ai sacerdoti, agli alti funzionari e ai re. Furono i Greci ad introdurre la vitivinicoltura in Europa, già in epoca minoica. Esiodo descrive in dettaglio pratiche di vendemmia e di vinificazione e numerosi sono i riferimenti alla vite e al vino anche in Omero. Ai coloni greci si deve l’introduzione della viticoltura in Italia meridionale, dove la pianta incontrò condizioni climatiche e pedologiche ideali, al punto da far meritare alla regione il nome di Enotria. Studi paleontologici hanno però dimostrato che la pianta della vite era già diffusa in Italia, in particolare in Toscana, dove esisteva prima della comparsa degli Etruschi. I Romani perfezionarono ulteriormente le tecniche vitivinicole apprese dagli Etruschi, come illustrato da numerose opere, in cui si ritrovano concetti biologici e tecniche di coltura tuttora validi. Nel XIX secolo due malattie fungine e un insetto provenienti dall'America sconvolgono la vite: la peronospora della vite, l'oidio e la fillossera, che distrussero vaste estensioni di vigneti tra il 1870 e il 1950. I coltivatori furono costretti a innestare i vitigni sopravvissuti su specie (e ibridi) di origine americana (Vitis berlandieri, V. rupestris e V. riparia ), resistenti alla fillossera, e a utilizzare regolarmente prodotti fitosanitari come lo zolfo e il rame per contrastare l'oidio e la peronospora. Nella nostra regione la vite è diffusamente coltivata; in Carso è piuttosto comune anche allo stato subspontaneo. Rarissima a Trieste, la specie è segnalata ad Altura in via Alpi Giulie (140 m). A volte appare anche allo stato subspontaneo, in arbusteti e siepi presso gli abitati rurali ed in vegetazioni ruderali, su suoli limoso-argillosi mediamente profondi, neutro-subacidi, ricchi in composti azotati. La vite silvestre, uno dei progenitori della vite coltivata, è diffusa dall'Europa meridionale all’ Asia Occidentale e presente in quasi tutte le regioni dell’Italia centro-settentrionale, in Sardegna e in Campania. La distribuzione regionale è poco nota: era stata riportata in passato per diverse località delle Alpi Carniche, ma senza conferme recenti. Cresce in boschi caducifogli aperti, soprattutto quercete e cerrete, al di sotto della fascia montana. Il nome generico è il nome latino della vite, che deriva da 'viere' (legare), quello della sottospecie allude all'habitat boschivo. Forma biologica: fanerofita lianosa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.



Nome italiano: (Italia).





© Javier Martin – Public Domain
Javier Martin
, Spain



© Hortus Botanicus Catinensis - Herb. sheet 000166


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