La maggior parte delle specie di bambù sono originarie dell'Asia e dell'America, ove crescono ad altitudini variabili, dal livello del mare sino a 3000 m sull'Himalaya; alcune specie sono spontanee in Africa (in particolare nell'Africa sub-sahariana e in Madagascar) e in Oceania, mentre non esistono bambù spontanei in Europa. A scopo ornamentale sono state introdotte in Italia numerose specie, oggi suddivise in diversi generi dall'intricata tassonomia come Arundinaria, Bambusae Phyllostachys, alcune delle quali si sono ben adattate al nostro clima. Nell'area di studio è stata segnalata Phyllostachys mitis A. & C. Rivière, inselvatichita, in modo ormai diffuso, in stazioni fresche e pingui presso abitazioni rurali di fondovalle e in collina; è possibile la presenza di altre specie di bambù coltivate. Molti bambù sono popolari come piante da giardino, ma necessitano di cure per contenere il loro comportamento invasivo: si propagano principalmente attraverso le radici e/o rizomi, i quali possono lanciare nuovi culmi che spuntano in superficie e che invadono spesso superfici assai vaste. Le diverse specie hanno numerosissimi usi nei paesi d'origine, a anche da noi i bambù vengono spesso utilizzati per la costruzione di staccionate o canne da pesca. Il nome generico deriva dal greco dal greco 'phýllon' (foglia) e “stachys' (spiga) e significa quindi 'con foglie disposte in spiga'. Forma biologica: nanofanerofita. |