Pagina 18 - Artegna_Book_ita

Versione HTML di base

18
quasi ovunque. Cresce in boschi e boscaglie termofili e nei rispettivi
mantelli, su suoli da poco a mediamente profondi, sia calcarei che
marnoso-arenacei, abbastanza umiferi ed esposti ad una certa siccità
estiva. I germogli sono commestibili previa cottura ma le parti fresche
sono tossiche ed i frutti molto velenosi. Il contatto con le foglie può
causare irritazioni della pelle. Il genere è dedicato a Dioscoride,
medico, botanico e farmacista (I sec. d.C.). Forma biologica: geofita
radicegemmata. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
40
Foglie lobate
41
40
Foglie non lobate (semplici o composte)
47
41
Pianta con rami terminanti in spine
Crataegus monogyna Jacq.
Il biancospino è un arbusto eurasiatico-sudeuropeo presente in tutta
Italia dal livello del mare alla fascia montana inferiore, con optimum
nella fascia submediterranea. È comunissimo in tutta la nostra regione
sino alla fascia montana inferiore; in Carso è comune ovunque. È uno
dei principali costituenti di boscaglie, macchie e siepi, ed appare in
tutti gli stadi dinamici della vegetazione legnosa, su suoli da
carbonatici a debolmente acidi; colonizza persino le pietraie, sia pur
con esemplari rattrappiti e deformi. È una pianta ornamentale usata
per siepi e giardini, apprezzata per la fioritura prolungata e profumata
e anche per il colore vivace dei frutti che perdurano a lungo. Le foglie
e i frutti hanno proprietà officinali. Il nome generico deriva dal greco
'kratos' (forza), antico nome comune della pianta, quello specifico
deriva dal greco 'mónos' (unico) e 'gyné' (femmina), per l'ovario
monocarpellare. Forma biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura:
aprile-maggio.
41
Piante non spinose
42
42
Pianta laticifera (rompendo un picciolo esce un latice bianco)
Ficus carica L.
Il fico è una specie di origine mediterranea estesa all'Asia occidentale,
da noi di introduzione precolombiana come altre specie legnose di
interesse economico (
Castanea
,
Celtis
,
Juglans
). È presente in tutta
Italia, spontaneo o coltivato, dal livello del mare agli 800 m, anche
come piccolo arbusto su muri ed in stazioni rupestri soleggiate. Le
infruttescenze sono costituite da numerosi acheni (i veri frutti) dentro
un'urna (il sicono ingrossato) esternamente verde o violetta; nel fico
selvatico maturano in tre epoche diverse: 1) i profichi (o fichi fiori),
sviluppantisi dalle gemme dell'anno precedente e maturanti a giugno-
luglio, con fiori maschili e femminili gallicoli brevistili; 2) i forniti (o
mammoni o fichi propriamente detti), sviluppantisi nell'annata e
maturanti in agosto-settembre con fiori sia maschili (pochi) che fiori
femminili brevistili e longistili; 3) i cratiri (o mamme o fichi tardivi),
che si formano in autunno e svernano maturando nella primavera
seguente, con soli fiori femminili gallicoli. La formazione e
maturazione dei frutti del fico selvatico (o caprifico) è possibile solo
se avviene la fecondazione da parte di un insetto, la
Blastophaga
psenes
. Nei cratiri in autunno le femmine depongono le uova entro gli
ovari brevistili, trasformandoli in galle, da cui alla fine dell'aprile
successivo si sviluppa la prima generazione; le femmine fecondate
escono e penetrano nei profichi, deponendo le uova nei fiori gallicoli e
dando così origine alla seconda generazione di insetti, i quali, dopo
circa due mesi, uscendo e caricandosi di polline, entrano nei forniti e li
fecondano, facendoli maturare. Anche i frutti del fico domestico si
evolvono e vengono fecondati dalle femmine dei pronubi, ma, avendo
soltanto fiori longistili, non consentono l'ovodeposizione. Esistono
anche varietà partenocarpiche autofecondanti, che non necessitano
della così detta 'caprificazione', cioè della vicinanza dei fichi selvatici.
La disseminazione avviene soprattutto per opera di uccelli. Il nome