Pagina 24 - Artegna_Book_ita

Versione HTML di base

24
nocciolati, torroni e pasta di gianduia (creata quando Napoleone
bloccò l'importazione delle spezie e si verificò una penuria di cacao).
L'alta capacità pollonifera ha favorito la coltivazione come pianta
ornamentale e da frutto. Il legno, ottimo combustibile, è utilizzato
anche per palerie. Il nome generico deriva dal greco 'koris' (elmo), e
allude alla forma dell'involucro erbaceo che ricopre la nocciola; il
nome specifico deriva da Avella, un centro campano nella provincia di
Avellino, noto fin dai tempi dei Romani per la produzione di nocciole.
Forma biologica: fanerofita cespitosa. Periodo di fioritura: marzo-
aprile.
58
Alberi più alti di 5 m a maturità. Frutti portati da un
lungo peduncolo munito di ala trasversale
59
59
Pagina inferiore della foglia con ciuffi di peli ferruginei alla biforcazione dei nervi.
Frutto subsferico, con coste indistinte
Tilia cordata Mill.
Il tiglio selvatico è un albero europeo presente in tutte le regioni
dell'Italia continentale salvo che in Puglia e forse in Umbria. Nella
nostra regione è diffuso dalla costa alla fascia montana, con ampie
lacune nella bassa pianura; in Carso è spesso coltivato nei villaggi
presso le chiese, ma non è raro anche allo stato spontaneo. Cresce nei
boschi freschi di latifoglie decidue su suoli limoso-argillosi profondi,
ricchi in basi, spesso alla base di pendii esposti a nord. I fiori e le
brattee sono usati in erboristeria per la preparazione di tisane calmanti
ed emollienti. Oggi i tigli (spesso in varietà ibridogene) riempiono gli
spazi di verde ritagliati nelle nostre città, poiché resistono bene
all'inquinamento atmosferico. I Romani utilizzavano la corteccia,
tagliata in strisce, seccata e successivamente macerata, per ricavarne
delle fibre usate nella fabbricazione di corde, tessuti e nella
preparazione delle 'vincula tiliae', bende per fasciare le ferite. È una
specie molto longeva, che può vivere anche più di 1000 anni. Il nome
generico, già in uso presso i Romani, deriva dal greco 'ptilon' (ala), in
riferimento alla brattea del peduncolo fruttifero che funge da ala
durante la disseminazione facilitata dal vento; quello specifico
significa 'cuoriforme' ed allude alla forma delle foglie. Forma
biologica: fanerofita cespitosa/fanerofita scaposa. Periodo di fioritura:
maggio-giugno.
59
Pagina inferiore della foglia con ciuffi di peli biancastri alla biforcazione dei nervi.
Frutto con 5 coste longitudinali
Tilia platyphyllos Scop. s.l.
Il tiglio nostrano è un albero sudeuropeo-subatlantico presente allo
stato spontaneo in tutte le regioni d'Italia, salvo che in Sardegna, sino
alla fascia montana. Nella nostra regione è diffuso, ma con ampie
lacune. Cresce nei boschi freschi di latifoglie decidue su suoli argillosi
profondi, piuttosto ricchi in basi e composti azotati. I fiori e le brattee
sono usati in erboristeria per la preparazione di tisane calmanti ed
emollienti Il legno è usato per lavori di falegnameria e tornitura. I
Romani utilizzavano la corteccia, tagliata in strisce, seccata e
successivamente macerata, per ricavarne delle fibre usate nella
fabbricazione di corde, tessuti e nella preparazione delle 'vincula
tiliae', bende per fasciare le ferite. È un albero longevo che può vivere
fino a 1500 anni. Il nome generico, già in uso presso i Romani, deriva
dal greco 'ptilon' (ala), in riferimento alla brattea del peduncolo
fruttifero che funge da ala durante la disseminazione facilitata dal
vento; il nome specifico deriva dal greco 'platys' (largo) e 'phyllon'
(foglia). Forma biologica: fanerofita scaposa (fanerofita cespitosa).
Periodo di fioritura: maggio-giugno.
60
Fiori con petali. Frutto a forma di pera
Pyrus communis L.
Il pero comune deriva forse da incroci fra il pero selvatico europeo ed
un pero dell'Asia Occidentale (
P. communis
subsp.
caucasica
).
Ampiamente coltivato in tutta Italia, compresa la nostra regione, sino