80
Fagus sylvatica L. subsp. sylvatica
Nome comune:
faggio.
Morfologia:
Albero alto fino a 40 m,
longevo, con tronco dritto e cilindrico. Corteccia liscia, sottile e
di colore grigio-argenteo; foglie alterne, con breve picciolo e
lamina ovato-ellittica, lunga 5-10 cm e larga 3-7 cm, verde
scura e lucida di sopra, più chiara di sotto, con peli presenti sul
margine e sul picciolo. Pianta monoica, con infiorescenza
maschile rotondeggiante, peduncolata e pendente, infiorescenza
femminile con 2 fiori (a volte 3) posti in un involucro di spine
erbacee non pungenti; impollinazione anemogama. I frutti, detti
faggiole, sono delle noci lunghe 1-2 cm, racchiuse in numero di
due, in una cupola (l’involucro dell’infiorescenza) lignificata
che a maturità si apre in quattro valve. Ogni 5-10 anni si
realizza una produzione di frutti molto abbondante, la
cosiddetta ‘
pasciona’
.
Areale:
Europa e Asia occidentale.
Habitat:
boschi.
Presenza nel Parco:
comunissimo.
Note:
i
frutti del faggio (faggiole), localmente noti come ‘
faja
’,
costituivano in passato una importante risorsa. Venivano
raccolti e spremuti per estrarre un olio utilizzato essenzialmente
per l’illuminazione poiché produce poco fumo nel processo di
combustione. Nella vallata del Chiarino, sul versante
settentrionale del Gran Sasso, tuttora si possono osservare i
resti del mulino fortificato appartenuto alla famiglia Cappelli,
costruito nei secoli addietro proprio per lavorare le faggiole per
ottenere il ricercato olio. Fino a qualche decennio addietro, sul
versante teramano del Gran Sasso (Arsita), le faggiole venivano
utilizzate per la preparazione di un rudimentale croccante, dolce
dei giorni di festa. I frutti del faggio, però, contengono sostanze
tossiche e questo ne sconsigliava l’abuso ed anche l’uso sia
nell’alimentazione degli uomini che del bestiame. Tra le
faggete del Parco, quella di Fonte Novello, tra Intermesoli e
Fano Adriano risulta una delle più antiche e vetuste in ambito
appenninico. Gli alberi, grazie ad una annosa e complicata
contesa, non vengono tagliati ormai da secoli.
217 Foglie verdi di sopra, grigio-o bianco pelose di sotto
218
217 Foglie verdi su entrambe le facce
220
218
Piccoli arbusti raramente più alti di 2 m. Petali almeno 4 volte più lunghi che larghi.
Frutto bluastro a maturità
Amelanchier ovalis Medik. subsp. ovalis
Nome comune:
pero corvino.
Morfologia:
arbusto alto 1-3 m,
con corteccia grigio-tomentosa. Foglie alterne di forma ellittica
o ovale, a margine seghettato, con 8-13 nervature eguali fra
loro. Fiori bianchi disposti in racemi terminali. Il frutto è un
pomo di 5-10 mm di colore nero-bluastro, completamente
glabro.
Areale:
Europa, Asia occidentale.
Habitat:
boschi radi
di caducifoglie, radure, arbusteti, ambienti rupestri.
Presenza
nel Parco:
comune.
Note:
i frutti dolciastri del pero corvino
venivano sistematicamente raccolti dai ragazzi, sia ad Arischia
che a Pietracamela per essere consumati. Ad Arischia, la pianta
che spesso si insedia sui ghiaioni viene chiamata ‘
bonommini'
.
218
Alberi, o arbusti più alti di 2 m. Petali al massimo 2
volte più lunghi che larghi. Frutto non bluastro a
maturità
219