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detta "riccio".
Areale:
Europa, Nord Africa, Asia occidentale.
Habitat:
boschi di latifoglie submontani, generalmente su
substrati silicei.
Presenza nel Parco:
comune sui Monti della
Laga, rarissimo altrove.
Note:
il castagno risulta
particolarmente frequente sui suoli acidi dei Monti della Laga.
Su questa montagna, la specie ha rivestito un grosso interesse
economico e sociale. Ha costituito per secoli una risorsa
alimentare strategica per le isolate comunità montane. In questo
comprensorio sono presenti diverse varietà tra le quali le più
diffuse risultano:
rustica, pallante, ‘nzita, ricciara,
marrone
. Tra le varietà note in epoca romana, viene citata nei
testi classici anche la
salariana
, castagna coltivata lungo la via
Salaria, non è da escludere che provenisse proprio dalla vallata
del Tronto. Sui Monti della Laga si rinvengono anche castagni
secolari di dimensioni notevoli tra i quali spicca il “Castagno di
Nardò”, patriarca arboreo il cui tronco presenta una
circonferenza di 14 m, l’albero di maggiori dimensioni
nell’Appennino centrale. Castagneti sono stati impiantati anche
sulla catena del Gran Sasso, sui rari affioramenti di arenaria.
Nel territorio aquilano si localizzano anche interessanti esempi
di prati e campi arborati con castagni.
220
Foglie solitamente più brevi di 15 cm. Frutti non
avvolti da un riccio spinoso
221
221 Foglie dei polloni lobate. Frutto simile ad una mora
Morus alba L.
Nome comune:
gelso comune.
Morfologia:
arbusto o piccolo
albero alto fino a 10 m, con rami giovani glabri e corteccia
verde-bruna. Foglie più o meno triangolari di 4-6 x 7-10 cm,
glabre, con ciuffi di peli alla biforcazione della nervatura
centrale; quelle dei polloni divise in 3 lobi. Fiori unisessuali,
riuniti in amenti. Frutto composto di piccole drupe (sincarpo),
ovale o cilindrico, bianco-verdastro talora screziato di scuro.
Areale:
originario della Cina.
Presenza nel Parco:
raro,
coltivato.
Note:
l’introduzione del gelso dall’Asia è avvenuta
nel periodo medievale per allevare i bachi da seta. I viali, i filari
o i vecchi individui isolati di gelso furono impiantati proprio
per l’alimentazione del baco. La produzione serica finalizzata
all’esportazione è documentata per l’area montana abruzzese
già nel Trecento, quando le sete locale veniva esportata in
Toscana.
221 Foglie mai lobate. Frutto diverso da una mora
222
222 Fiori senza petali. Frutto secco
223
222 Fiori con petali. Frutto carnoso
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223
Foglie ad apice più o meno arrotondato. Rami giovani attaccaticci. Semi racchiusi in
infruttescenze compatte simili a piccole pigne
Alnus glutinosa (L.) Gaertn.