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impiego nella farmacopea in sostituzione della china.
228 Petali almeno 3 volte più lunghi che larghi. Arbusto solitamente più basso di 2 m
Amelanchier ovalis Medik. subsp. ovalis
Nome comune:
pero corvino.
Morfologia:
arbusto alto 1-3 m,
con corteccia grigio-tomentosa. Foglie alterne di forma ellittica
o ovale, a margine seghettato, con 8-13 nervature eguali fra
loro. Fiori bianchi disposti in racemi terminali. Il frutto è un
pomo di 5-10 mm di colore nero-bluastro, completamente
glabro.
Areale:
Europa, Asia occidentale.
Habitat:
boschi radi
di caducifoglie, radure, arbusteti, ambienti rupestri.
Presenza
nel Parco:
comune.
Note:
i frutti dolciastri del pero corvino
venivano sistematicamente raccolti dai ragazzi, sia ad Arischia
che a Pietracamela per essere consumati. Ad Arischia, la pianta
che spesso si insedia sui ghiaioni viene chiamata ‘
bonommini'
.
228
Petali meno di 3 volte più lunghi che larghi. Alberi,
oppure arbusti solitamente più alti di 2 m
229
229
Ovario semi-infero, situato sul fondo di un ricettacolo
scavato a coppa. Frutto contenente un solo seme
230
229
Ovario infero, completamente circondato dal
ricettacolo. Frutto contenente più semi
233
230 Foglie almeno 3 volte più lunghe che larghe. Fiori rosa. Frutto vellutato
Prunus dulcis (Mill.) D.A. Webb
Sinonimi:
Amygdalus dulcis
Mill.
Nome comune:
mandorlo.
Morfologia:
albero alto fino a 10 m, con corteccia
grigio-bruna, fessurata longitudinalmente, e tronco spesso
ritorto su sé stesso. Foglie alterne, lungamente acuminate e
dentate, piegate a “V” lungo la nervatura centrale. Fiori bianchi
o più spesso rosa, subsessili, isolati o appaiati, che sbocciano
all’inizio della primavera prima dell’emissione le foglie. I frutti
sono delle drupe verdi e vellutate che maturano in estate, con
un 'nocciolo' ovale e bucherellato che contiene la mandorla
commestibile.
Areale:
originario del Mediterraneo nord-
orientale.
Presenza nel Parco:
specie coltivata, raramente si
spontaneizza.
Note:
il mandorlo è un albero di grande interesse
paesaggistico, nonché storico e cultural per il territorio del
Parco, specialmente per le aree che gravitano intorno al Gran
Sasso. Nella conca Aquilana, in quella di Ofena e nelle aree
intorno a Barisciano si rinvengono estesi mandorleti che
caratterizzano il paesaggio agrario, specialmente sul finire
dell’inverno quando la specie fiorisce conferendo una
struggente nota di colore alle aridi pendici e conche montane.
Fino al secondo dopoguerra, nell’area aquilana, dalle mandorle
veniva estratto un ricercatissimo ed aromatico olio idoneo per
condire il cibo, in alternativa a quello di oliva. I residui della
frangitura dei semi costituivano un alimento per il bestiame e
non di rado un primitivo torrone per i bambini. In
considerazione dell’interesse economico e sociale, a ragione
possiamo considerare il mandorlo alla stregua del castagno sui
suoli carbonatici. La pianta sale in quota attestandosi anche ad
altitudini record intorno a 1500 m. Tra le varietà locali di
mandorle, va rilevato il
pannolone
di Capestrano, pianta che si
caratterizza per i frutti molto grandi che vengono consumati