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Specie mediterranea presente allo stato spontaneo in tutta l'Italia
centro-meridionale e nella zona insubrica, altrove ampiamente
coltivata in parchi e giardini e spesso inselvatichita. Cresce nella
macchia mediterranea, su suoli limoso-argillosi ricchi scheletro,
aridi d'estate, sia calcarei che marnoso-arenacei purché ricchi in
carbonati. E’ molto utilizzata per la realizzazione di siepi. Quasi
tutte le parti della pianta sono tossiche, inclusi i frutti. Il nome
generico deriva dal latino 'viere' (legare, unire), forse per la
flessibilità dei rami; il nome specifico ricorda quello usato dai
Romani (laurustinus). All’Orto Botanico sono presenti due
esemplari di lentaggine o laurotino, uno sulla Montagnola, nella
zona “mediterranea” (così definita per le specie presenti e
l’ubicazione sopraelevata e rivolta a Sud) e uno nei pressi
dell’ingresso su viale Caduti in Guerra. Quest’ultimo è quello di
dimensioni maggiori, alto circa 4,5 metri.
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Foglie glabre o quasi di sotto. Fiori e frutti disposti in
racemi piramidali
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Foglie più lunghe di 10 cm
Ligustrum lucidum Aiton
Originario di Giappone, Corea e Cina, fu introdotto in Europa nel
XVIII secolo come pianta ornamentale. Tuttora è molto comune in
parchi, giardini e nelle alberature stradali, a volte in cultivar con
foglie variegate. È pianta molto rustica e non molto esigente. I frutti
sono tossici. Il nome generico, già in uso al tempo dei romani per
indicare la specie europea, Ligustrum vulgare, prende origine del
latino ‘ligo’, ‘legare’, perché i rami terminali venivano usati per
legature e intrecci. Il nome specifico allude alle foglie lucide.
All’Orto Botanico è presente un esemplare di ligustro lucido sulla
Montagnola: si tratta di un arbusto di circa 2,5 metri d’altezza nato
spontaneamente.
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Foglie più brevi di 10 cm
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Rami giovani finemente lanuginosi
Ligustrum vulgare L.
Specie delle zone temperate dell'Eurasia presente in tutta Italia salvo
che in Sardegna sino alla fascia montana inferiore. Cresce nei
mantelli dei boschi decidui termofili ma anche nelle siepi e nel
sottobosco, su suoli da superficiali a profondi e freschi, ricchi in
basi, più o meno umiferi, con optimum su substrati calcarei. Il nome
generico, già in uso presso i Romani, deriva dal latino 'ligare' per la
flessibilità dei rametti usati nelle campagne come legacci; il nome
specifico deriva dal latino 'vúlgus' (volgo) e significa 'comune',
'diffuso', 'frequente'. Tutte le parti della pianta - soprattutto le bacche
- contengono glucosidi e sono tossiche; il succo dei frutti era un
tempo utilizzato per la preparazione di inchiostri. È un’ottima pianta
mellifera e viene comunemente utilizzata per la formazione di siepi.
L’Orto Botanico possiede un esemplare in vivaio.
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Rami giovani glabri
Ligustrum japonicum Thunb.